Guerra Libia

L'occidente non ferma Gheddafi I tank contro i ribelli: è strage

Continua la sanguinosa guerra civile in Libia: scontri sanguinosi fra ribelli e forze governative a Zawiyah. Il raìs dà l'ordine ai carri armati di accerchiare e invadere il centro della città che fino a questa mattina era nelle mani dei ribelli. E' un bagno di sangue: i testimoni parlano di decine di morti. Il governo libico contro l'Onu: "Le sanzioni sono ingiuste". Il Tesoro italiano sta valutando se congelare i beni del raìs

L'occidente non ferma Gheddafi 
I tank contro i ribelli: è strage

Tripoli - Nonostante i moniti dell'occidente Gheddafi l'irriducibile continua la sanguinosa repressione dei ribelli in Libia. E' un vero bagno di sangue nella città di Zawiyah, a Ovest di Tripoli, dove per tutto il giorno di sono scontrati i ribelli e le forze governative ancora fedeli al raìs. Il leader libico ha dato il via libera alla controffensiva scatenando i carri armati dei lealisti che, dopo aver accerchiato il centro di Zawiyah, lo hanno invaso sparando contro le case del centro. Nessuna via di scampo per i ribelli assediati: è una vera strage. I testimoni parlano di decine di morti e centinaia di feriti. 

I tank marciano su Zawiyah Gli insorti libici hanno annunciato di aver respinto anche le ripetute offensive sferrate dalle forze fedeli a Gheddafi contro Zawiyah, loro testa di ponte nella parte occidentale del Paese, situata appena 40 chilometri a ovest di Tripoli. Le decine di mezzi corazzati impiegati dai governativi sarebbero arretrati attestandosi alla periferia, dopo aver messo a ferro e fuoco il centro urbano sparando all’impazzata persino sulle abitazioni civili. Un primo attacco era stato ricacciato indietro in mattinata, anche se gli oppositori del regime avevano subito solo in tale occasione circa trenta perdite, su un totale che si dice superi le duecento unità. "Dopo l’assalto del mattino sono ritornati ad attaccare - ha ricostruito un portavoce dei rivoltosi, Youssef Shaghan - sono entrati in città da ovest e hanno cominciato a tirare razzi contro gli edifici che si affacciano sulla piazza principale. Noi però siamo in una buona posizione".

L'arrivo degli aiuti umanitari Per quel che riguarda gli aiuti umanitari, un C130 dell’Aeronautica Militare Italiana è decollato oggi alla volta di Djerba con a bordo il materiale necessario per allestire un centro di coordinamento per le operazioni di assistenza umanitaria; a breve salperà da Catania il pattugliatore Libra con il suo carico di beni alimentari e materiali di prima necessità donati dalla Cooperazione italiana e dalle Coop. Sempre in giornata un altro C130 dell'Aeronautica militare permetterà di rimpatriare a Bamako circa 60 cittadini del Mali attualmente in Tunisia. Circa 200 militari britannici sono in stato di allarme per partecipare, in caso di necessità, a "operazioni umanitarie e di sgombero" legate alla situazione in Libia: si tratta di effettivi dello Scottish Royal Regiment, unità rientrata dall’Afghanistan nel 2009. La portaelicotteri francese "Mistral" è poi salpata dalla base navale di Tolone per raggiungere il porto tunisino di Sarzis, dove lunedì imbarcherà 900 rifugiati egiziani in fuga dalle violenze in corso in Libia. Infine, gli ultimi cittadini cinesi che si trovavano sul territorio libico hanno lasciato il Paese: lo ha reso noto il Ministero degli Esteri di Pechino, che sta ora accelerando le operazioni per il loro rimpatrio con l’invio di aerei militari e di voli charter. I circa 35mila cittadini cinesi in Libia erano impiegati nella costruzione di ferrovie, nel settore petrolifero e in quello delle telecomunicazioni; il governo cinese ha allestito un’imponente operazione di sgombero - la prima all’estero di tali dimensioni - alla quale hanno partecipato organismi sia civili che militari. 

Gheddafi contro le sanzioni Onu Gheddafi ha chiesto all’Onu di sospendere le sanzioni adottate la scorsa settimana contro Tripoli. In una lettera, il regime ha sottolineato come il ricorso alla forza contro i dimostranti sia stato "minimo" e ha chiesto che le sanzioni contro Muammar Gheddafi e i suoi fedelissimi siano "sospese fino a quando non verrà accertata la verità". La missiva, datata 2 marzo, è stata inviata dal ministro degli Esteri libico Musa Mohammad Kusa. Nella risoluzione adottata sabato scorso, il Consiglio di sicurezza ha imposto l’embargo sulla vendita di armi, il divieto di viaggiare negli Stati membri dell’Onu per 16 persone, tra cui il colonnello, i suoi otto figli e altre persone legate al regime, e il congelamento dei beni finanziari del colonnello, di quattro suoi dei figli e di un’altra persone vicina al regime. Il Consiglio di Sicurezza ha inoltre chiesto al Procuratore della Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aia di indagare su quanto accaduto in Libia dal 15 febbraio scorso, per verificare se gli interventi del regime contro i manifestati possano configurarsi come crimini contro l’umanità.

Il peso della repressione in Libia Secondo la Lega libica per i diritti umani, la repressione ha causato finora 6mila morti. Tripoli ha contestato alle Nazioni Unite di aver adottato la risoluzione "in base ai resoconti di giornali stranieri e di informazioni di stampa, piuttosto che su fatti documentati e verificati da una commissione di indagine indipendente". Nella lettera, il regime ha inoltre precisato che la forza è stata utilizzata "contro persone che violavano la legge che hanno sfruttato altre persone per commettere azioni di distruzione e terrorismo". "Dall’inizio della crisi, sono state impartite istruzioni rigorose perché venisse impiegata la massima moderazione in risposta alle provocazioni - si legge ancora nel documento - le autorità libiche vogliono condurre un dialogo nazionale allargato e le parti interessate sono impegnate nei preparativi di tale dialogo, che comincerà appena possibile". Per quanto riguarda la Cpi, il regime ha fatto sapere che, pur non facendone parte, è pronto a collaborare con la corte, ma nel rispetto del principio "del primato dei tribunali nazionali".

Vertice al Tesoro sui beni libici Riunione in mattinata del Comitato di sicurezza finanziaria al Tesoro per una verifica sul congelamento degli investimenti libici in Italia. Il ministero dell’Economia spiegache l’obiettivo dell’incontro è stato "verificare la corretta applicazione in Italia" delle sanzioni decise dall’Unione europea il 28 febbraio e rese operative anche nel nostro paese il 2 marzo con un regolamento in cui sono indicati i nomi delle persone per le quali "sono congelati tutti i fondi e le risorse economiche appartenenti, posseduti, detenuti o controllati", in particolare il leader libico Muammar Gheddafi e altre persone del suo entourage.

Compito del Csf nei prossimi giorni, sottolinea il Tesoro, sarà "continuare a operare coordinando le diverse istituzioni competenti in materia per assicurare il costante monitoraggio della situazione e predisporre l’immediata ed efficace applicazione di eventuali nuove decisioni dell’Unione europea rispetto al congelamento di beni libici negli Stati membri".

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