nostro inviato a Messina
Il ribelle Lombardo raccoglie soddisfatto il suo 7,4% che ha costretto i due candidati al ballottaggio e corre a Roma. Del resto lo ha detto subito: «Io non tratto su scala locale. Decideremo se dare i nostri voti al centrodestra solo se il governo nazionale inserirà in Finanziaria la fiscalità di vantaggio e darà a Messina un serio piano dei porti».
A Catania, di cui è presidente della Provincia, Lombardo ha tenuto una veloce conferenza stampa su Messina e i risultati ottenuti dal suo candidato, Nunzio Romeo, e dalle liste autonomiste che hanno raccolto 2 consiglieri comunali, tanti quanti ne hanno ottenuti i Ds, poi è volato in direzione della capitale per definire i suoi progetti. Che certamente guardano lontano, anche se i suoi più tenaci avversari, ad esempio i vecchi amici dellUdc, sostengono che i voti ottenuti, 6,4% con le quattro liste, non sono voti da «terzo Polo». Tutti nel centrodestra si dichiarono disponibili a fare accordi per il ballottaggio, pur sostenendo che tra due settimane cè una elezione completamente diversa da quella di domenica. «Il ballottaggio apre unaltra fase sostiene Giampiero DAlia, che con le sua lista personale porta il partito al 18%, conquistando l8% - diventa una elezione di tipo maggioritario. O si vota per luno o per laltro, e non cè quorum». Un modo per dire che i voti di Lombardo possono anche non essere necessari.
Lombardo sembra comunque non badare più a Messina, dove sostiene che farà, venerdì prossimo, unassemblea con tutti i candidati per decidere che fare. Lobiettivo adesso è Bari: si svolgerà nella capitale pugliese il congresso del partito Mpa, per dimostrare che non si tratta di un movimento sicilianista. In Puglia infatti ci sono diversi ex-Udc che hanno aderito allMpa. A Roma intanto ieri ha ripreso a discutere non soltanto con Rotondi, ma anche con Mastella. Si continua a dire convinto che vuole puntare al terzo Polo e sperava che Cuffaro anticipasse le elezioni siciliane. Non è andata così, e questo gli fa dire che ormai la sua strada si separa da quella del vecchio amico democristiano. Anche se proprio lunedì pomeriggio alla grande convention fatta da Cuffaro con Casini a Palermo per iniziare la campagna elettorale del presidente della Camera dal palco gli è stato rivolto rivolto un appello alla riappacificazione. «Quale pacificazione! Non dimentico la guerra che mi è stata fatta dai vertici del mio partito» è stata la risposta. I voti che mancano a Ragno si portano dietro il marchio di essere di centro, così come di centro sono i voti che fanno dellUdc di Messina il primo partito della Cdl ex-aequo con An e un consigliere in più. E di centro sono i voti ottenuti dallUnione, con la Margherita che con il 20% e 9 consiglieri, si attesta primo partito a gran distanza dai Ds che prende due consiglieri perdendo il terzo a favore di Rifondazione comunista. Il partito di Bertinotti per la prima volta siederà a palazzo Zanca. La vittoria della Margherita non poteva che essere sottolineata da Rino Piscitello, del direttivo nazionale, per difendere la scelta di Latteri a candidato premier nelle primarie.
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