Londra - La Gran Bretagna potrebbe giocare la carta del negoziatore esterno per sbloccare la situazione in Iran. Da quanto rivelato ieri dal Sunday Telegraph, Downing Street starebbe considerando l’ipotesi di affidare ad un commodoro o ad un capitano della marina militare la missione di andare a parlare con le autorità iraniane del caso dei 15 marinai sotto sequestro ormai da nove giorni. L’ipotesi sarebbe stata valutata dopo che il governo britannico si è reso conto che ormai è altamente improbabile una rapida soluzione della vicenda. Anche perché ieri sera la televisione pubblica iraniana Al Alam ha mandato in onda le «confessioni» di altri due soldati catturati in Iran. Nelle immagini si vede uno dei prigionieri in uniforme illustrare con l'aiuto di una mappa del Golfo Persico il luogo dove i 15 sono stati catturati lo scorso 23 marzo ammettendo lo sconfinamento. Sembra che le famiglie degli ostaggi siano già state avvertite che l’attesa per il rilascio potrebbe essere lunga. Secondo quanto appreso dal Telegraph, il primo ministro britannico Tony Blair e il ministro degli Esteri Margaret Beckett sono consapevoli che la crisi potrebbe durare anche mesi. La ricerca di una nuova via d’uscita si è però fatta più urgente sabato, quando sembrava che i 15 marinai potessero subire un processo. Un’emittente russa aveva ripreso le dichiarazioni dell’ambasciatore iraniano a Mosca, Gholamreza Ansari riferendo dell’ipotesi di un processo, ma qualche ora dopo il diplomatico aveva smentito: «Non ho mai parlato di processo – aveva chiarito Ansari – ma è vero che sono state avviate le procedure legali per determinare la colpevolezza dei marinai britannici. Se dovessero risultare colpevoli verranno puniti». Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha fatto sapere che per il rilascio dei prigionieri si aspetta un cambiamento nell’atteggiamento di Londra e le scuse formali per lo sconfinamento illegale nelle acque territoriali iraniane. Inoltre ha denunciato come inopportune le richieste d’appoggio del governo Blair nei confronti della Nato e dell’Unione Europea. E ieri il ministro degli Esteri Beckett ha alla fine confermato di aver risposto alla lettera inviata giovedì scorso dall’ambasciata iraniana a Londra che chiedeva al governo britannico di ammettere che i marinai avevano sconfinato illegalmente nel territorio iraniano e confermare che questo non si sarebbe ripetuto. «Tutti noi siamo particolarmente rammaricati che la situazione sia precipitata in questo modo – ha detto la Beckett – e quello che vogliamo è trovare una via d’uscita. Vogliamo trovare una soluzione pacifica nel più breve tempo possibile». Sempre secondo il Telegraph le autorità del ministero della Difesa hanno però sottolineato che nessuno è pronto ad ammettere che i marinai britannici fossero dalla parte del torto quando sono stati fermati: «Siamo pronti a garantire agli iraniani che non entreremmo mai nelle loro acque senza la loro autorizzazione – avrebbe dichiarato uno di loro al Telegraph – né ora né in futuro. Non ci scusiamo dunque, né ammettiamo un errore non commesso. Ma offriamo una garanzia che potrebbe essere una via d’uscita». Il ministro degli Esteri Beckett non ha voluto commentare in alcun modo le notizie date ieri dal giornale inglese. Il problema principale comunque, in questo momento, sembra essenzialmente quello di trovare una soluzione neutrale, in cui non ci siano né vincitori né vinti. Le posizioni tra i due governi sembrano lontane mille miglia, ma entrambi non vogliono e non possono perdere la faccia. Le trattative comunque continuano come ha assicurato ieri il segretario britannico alla difesa Des Browne. «La Gran Bretagna è in comunicazione diretta bilaterale con l’Iran – ha dichiarato Browne alla rete televisiva nazionale Bbc, contatto confermato anche da Teheran – siamo ansiosi di risolvere questo problema il più rapidamente possibile. Vogliamo risolverlo per via diplomatica e stiamo facendo ogni sforzo in questa direzione. Gli iraniani sanno che abbiamo una posizione chiara – ha aggiunto Browne – ma sono anche consapevoli che abbiamo il sostegno di quasi tutta la comunità internazionale.
Il messaggio dell’Onu e quello dell’Unione Europea devono far loro comprendere che è una loro precisa responsabilità rilasciare il nostro personale». Il presidente iraniano Ahmadinejad minaccia: "Le potenze occidentali destinate a sparire"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.