Ogni giorno hanno mille cose da vedere i critici televisivi, quindi, per abitudine, di una serie in più puntate guardano soltanto il film pilota, ne fanno la recensione e stop. Così succede che un prologo avvincente riceva un giudizio favorevole, e, viceversa, un inizio zoppicante venga affossato senza possibilità di riscatto. E se gli episodi successivi, cinque o venti che siano, hanno un’improvvisa sterzata verso l’alto (o verso il basso)? Pazienza. Naturalmente può succedere che il critico, spinto dalla curiosità, vada a rivedersi la fiction, su cui mesi prima ha scritto l’epitaffio. Ma è difficile che ammetta: caro lettore, devo chiederti scusa, l’altra volta ho sbagliato a consigliarti (o a sconsigliarti) quel programma. In fondo, non è così male. Oppure: mi ero fatto stordire da una bufala. Incredibile, ma vero, il nostro Roberto Levi, rompendo la tradizione, lunedì ha visto l’ultima delle venti puntate di Lost e subito dopo ha parzialmente modificato l’opinione iniziale. Parzialmente, perché, a dire il vero, Levi era stato piuttosto cauto nell’apprezzamento inaugurale, a differenza della maggior parte dei colleghi, abbagliati dai fenomenali ascolti americani. Bene, Levi ha ragione. Anzi, ha torto. Nel senso che nella recensione bis è stato troppo buono. Perché, detto fuori dai denti, Lost è una delle più grosse boiate mai apparse sui nostri teleschermi. In confronto, il bistrattato Roma, trasmesso sempre da Raidue, che ha ricevuto l’implacabile pollice verso di una critica compatta, è da Oscar della tv. Dunque, tanto per cominciare, la storia dei quaranta e passa sopravvissuti di un disastro aereo non sta in piedi manco con le stampelle. Niente di grave, perfino Hitchcock era un maestro dell’inverosimiglianza. Il fatto è che su quell’isola sperduta non succede mai niente. C’è chi fa la spola tra la spiaggia e la foresta, da cui ogni tre minuti qualcuno scappa, urlando: «Presto, mettetevi in salvo». Al quinto, facciamo pure al sesto, allarme, chiunque resterebbe immobile a rimirare l’oceano, qui invece c’è sempre un inspiegabile fuggi fuggi generale. Intanto si sentono suoni agghiaccianti, forse una comparsa con l’asma, puntualmente destinati a restare senza spiegazioni.
Mentre mille flashback illustrano le storie dei passeggeri prima dello schianto come in un qualunque, vituperatissimo, Airport (di oltre trent’anni fa!), i protagonisti si chiedono terrorizzati chi manda quegli indecifrabili segnali di fumo o che cosa nasconde una misteriosa botola in mezzo alla boscaglia. Scoperta, ma non scoperchiata, in aprile. Ah, gli attori sono i più cani mai visti in circolazione. Meriterrebbero di restare sull’isola per l’eternità.«LOST», SE IL CRITICO FA MARCIA INDIETRO
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.