Politica

Lotito: assurdo, noi in B e gli arbitri assolti

Gian Marco Chiocci

da Roma

«Qui siamo allo stravolgimento dei fatti, della verità, delle regole, è una sentenza che grida vendetta. La Lazio retrocessa? Ma vi rendete conto? Ma in che Paese viviamo? Non c’è una prova, non c’è un comportamento illecito accertato. Comunque scriva, scriva che Lotito, il presidente della Lazio, non si arrende. Ricorreremo in tutte le sedi opportune, ci batteremo alla morte, non finisce qui...».
Il presidente della Lazio Claudio Lotito ha appena incassato la batosta. È senza parole, ma solo per qualche istante. Tempo pochi secondi e diventa un fiume in piena.
Se l’aspettava, presidente?
«Ma no che non me l’aspettavo. Chi ha seguito bene il processo sa che nei confronti della Lazio non è emerso un bel nulla, così come dalle intercettazioni della procura di Napoli. E invece eccoci qua, insieme alla Juventus in serie B. Ma vi rendete conto la differenza di trattamento?».
Vi è andata meglio della Fiorentina...
«E mica ci consoliamo. Dovevamo uscire a testa alta perché abbiamo sempre rispettato le regole di lealtà sportiva. Sa qual è il paradosso?».
Quale?
«È che in tutto questo scandalo del calcio alla fine è stata assolta la stragrande maggioranza degli arbitri che avrebbero aggiustato le partite. E io con chi avrei commesso gli illeciti? Con Mazzini e Carraro? Ma dai, non scherziamo. Lazio retrocessa in serie B e con 7 punti di penalizzazione: un’esagerazione. Siamo completamente estranei ad ogni ipotesi di illecito. Io non ho mai parlato con un arbitro o un designatore! Manfredi a verbale ha detto che la Lazio era l’unica società che non faceva regali...».
Processo troppo veloce?
«Avevano fretta, e a mio avviso non si sono letti bene le carte, tutte le carte, le nostre memorie. Un’analisi approfondita di tutte le circostanze contestate, a mio avviso, avrebbe portato a ben altra decisione».
Sentenza già scritta?
«Lasciamo perdere...».
Anche nei suoi confronti non sono stati teneri...
«Non ho parole. Ho fatto di tutto per la Lazio. L’ho presa con 1.700 miliardi di debiti. L’ho salvata dal baratro, l’ho risanata e rilanciata. Mi sono battuto affinché non subisse torti arbitrali dopo una serie infinita di ingiustizie. Non ho mai chiesto favori, non mi sono piegato al sistema Moggi ed ecco il risultato».
Che fa, adesso, abbandona?
«Cosa? Io non abbandonerò mai. Lo faccio per questa società, per i suoi azionisti, per i tifosi, per una squadra che stavo allestendo nel migliore dei modi insieme al mister affinché disputasse un campionato alla grande».
Sembra che ci sia una cordata pronta a subentrare...
«Sono problemi che riguardano altri, non certo il sottoscritto. Io non vendo, lotto a oltranza perché il comportamento che ho tenuto in questi anni è sempre stato corretto, limpido, lineare».
Parte della tifoseria continua a contestarla.
«Mi dispiace. Ma ancor più mi spiace che, raffrontando le responsabilità, a pagare siamo stati più noi di altri».


Di chi?
«Non faccio nomi, c’è l’imbarazzo della scelta».

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