Lo scorso anno in Italia sono state eseguite oltre 270mila coronarografie e 138mila procedure di rivascolarizzazione coronarica, con un trend in crescita negli ultimi 5 anni. La cardiologia interventistica avanza e sempre più pazienti evitano infarti e ictus con interventi mininvasivi audaci, cateteri superminiaturizzati e grandi anziani che riescono a superare momenti di alta criticità. A differenza di altre strategie terapeutiche (chirurgia o terapia farmacologica), la cardiologia invasiva ha poche controindicazioni sulla base dell'età, fattore particolarmente significativo di fronte al progressivo invecchiamento della popolazione occidentale. A Genova, dal 9 all'11 ottobre, si è tenuto, al centro congressi di Porto Antico, il 34° congresso nazionale della Società italiana di cardiologia invasiva (Sice-Gise). Oltre 1600 cardiologi hanno discusso per tre giorni sulle innovazioni che hanno rivoluzionato negli ultimi cinque anni l'approccio alle patologie cardiovascolari. Grandi i progressi delle reti cardiologiche italiane che hanno già evidenziato un impatto positivo per i pazienti colpiti dall'infarto più grave, quello del miocardio. Ciò grazie anche al programma di Stent for Life svolto in 5 regioni. Ormai imminente è il lancio della nuova rete Europea di Health Technology Assessment (HTA)che sta per entrare in vigore. Hanno aperto il dibattito su questo tema il professor Finn Borlum Kristensen, presidente dell'European network for HTA, Antonio Cremonesi, presidente della Società dei cardiologi interventisti, Giovanni Bissoni, dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. A Genova si è discusso di tre alternative terapeutiche: gli stent riassorbibili, la chiusura del forame interatriale e la denervazione renale.
Gli stent riassorbibili, sono dispositivi di ultimissima generazione fatti di sostanze biocompatibili che contrariamente agli stent di passata generazione nel corso del tempo vengono metabolizzati dall'organismo permettendo un efficace ripristino della condizione più naturale del vaso in cui vengono posizionati. Questa evoluzione tecnologica consente di avere in fase acuta i vantaggi dello stent, ma, col tempo, di ristabilire la normale anatomia delle coronarie senza lo svantaggio di mantenere in via definitiva un corpo estraneo all'interno delle arterie, con rischio di trombosi a livello dello stent stesso.
In Italia sono stati effettuati 450 procedimenti di chiusura del forame interatriale, affermando il nostro Paese ai vertici della classifica europea e mondiale nell'uso di questa rivoluzionaria tecnica rivolta a quei pazienti colpiti da fibrillazione cardiaca atriale con rischio di embolia cerebrale. Gli unici farmaci efficaci nel prevenire l'ictus cardioembolico sono gli anticoagulanti orali, ma il 40% dei pazienti non può assumerli perché essi possono essere responsabili di gravi emorragie.
Il 10% circa dei pazienti affetti da ipertensione arteriosa non risponde alla terapia farmacologica. Negli ultimi anni si sono cercate con determinazione terapie alternative che consentano ai pazienti «non responders» ai farmaci di avere un buon controllo sulla pressione arteriosa. Con la denervazione renale, si è messa a punto una strategia terapeutica innovativa: l'impiego di un catetere produce alte frequenze (ablazione termica) nei punti di controllo pressorio dell'arteria renale.
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