La luce nella terra dei suoi «ministri»

La luce nella terra dei suoi «ministri»

Benedetto XVI arriva oggi a Genova, in visita a una Chiesa alla quale Roma ha chiesto molto negli ultimi tempi. È infatti sotto il pontificato di Papa Ratzinger che la pattuglia genovese ha assunto posti chiave nella gerarchia cattolica. Non è genovese ma è stato arcivescovo di Genova il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, succeduto al dimissionario cardinale Sodano. Bertone aveva collaborato a fianco del futuro Papa per sette anni, come Segretario della Congregazione per la dottrina della fede, e si trovava a Genova da poco più di due anni quando si è tenuto il conclave dell’aprile 2005, nel quale Bertone ha esercitato un ruolo chiave nel far confluire voti sul cardinale Ratzinger. Proprio Bertone, ancora arcivescovo di Genova (anche se già Segretario di Stato in pectore, perché la disponibilità gli venne chiesta molti mesi prima della nomina effettiva), aveva rivolto il primo invito al nuovo Pontefice a visitare la diocesi della Lanterna. Invito che il suo successore, il cardinale Angelo Bagnasco, ha rinnovato e che in queste ore vede finalmente realizzarsi la visita.
Anche la scelta di Bagnasco quale successore di Bertone e poi la sua designazione quale presidente della Conferenza episcopale italiana, sono arrivate nel giro di pochi mesi. Così, i due uomini chiave, principali collaboratori del Pontefice nel governo della Chiesa universale e della Chiesa italiana sono entrambi «genovesi».
Così come è nato e cresciuto a Genova monsignor Guido Marini, il nuovo cerimoniere di Papa Ratzinger, succeduto all’omonimo Piero Marini, che per lunghi anni aveva guidato le liturgie papali. L’arrivo di don Guido ha coinciso con una serie di piccoli e grandi cambiamenti nelle celebrazioni pontificie, in linea con ciò che Ratzinger ha sempre indicato nei suoi scritti dedicati alla liturgia. Ha fatto capolino sull’altare papale la croce posta al centro, come punto di riferimento a cui guardano sia chi celebra sia i fedeli che partecipano, e sono stati «sdoganati», dopo anni, alcuni antichi paramenti (o sono stati utilizzati paramenti moderni di foggia antica), per indicare anche sotto questo aspetto che la Chiesa nella sua storia bimillenaria non procede per fratture ma c’è una vita che si sviluppa e si rinnova innestandosi nel passato.
Un altro personaggio chiave della Curia romana di Ratzinger è l’arcivescovo Mauro Piacenza, uno dei sacerdoti legati al cardinale Giuseppe Siri, indimenticato pastore genovese e protagonista della vita della Chiesa dal dopoguerra alla fine degli anni Ottanta. Piacenza, dopo aver diretto la Pontificia commissione per i beni culturali della Chiesa, è stato chiamato da Benedetto XVI nel ruolo di Segretario della Congregazione del clero. L’ultimo dei genovesi chiamato a Roma è il vescovo Domenico Calcagno, che dalla diocesi di Savona-Noli l’anno scorso è stato nominato quale numero due dell’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica, l’ente che gestisce il patrimonio immobiliare della Santa Sede.
Ma non ci sono soltanto queste personalità di primo piano, già ben conosciute. La «pattuglia» genovese è infatti rappresentata nei sacri palazzi vaticani anche da prelati più giovani, appartenenti al servizio diplomatico della Santa Sede, che lavorano negli uffici chiave della Segreteria di Stato. Uno di questi è monsignor Ettore Balestrero, che lavora alla seconda sezione, quella che si occupa dei rapporti con gli Stati.

Un altro prelato ambrosiano d’origine, ma genovese d’azione, è Antonio Filippazzi, anch’egli in forza alla seconda sezione della Segreteria di Stato. È lui l’ideatore del sito dedicato alla figura del cardinale Siri, che ne raccoglie gli insegnamenti rendendoli disponibili online.

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