Luciano Scarpa: «“Cara, ti amo” celebra il cinema indipendente»

Il riferimento famoso, ma il punto di vista ribaltato. «Avete presente le discussioni sugli uomini di Sex and the City? Stavolta sono gli uomini a parlare e il punto di vista sulla querelle maschio-femmina è finalmente quello virile». Punto di vista intrigante, se Cara, ti amo, film opera prima di Giampaolo Vallati ha vinto il RIFF, Festival del Cinema Indipendente. E se Luciano Scarpa (protagonista con Sara Ricci, Angelo Orlando, Massimo Procoli e Massimiliano Franciosa) ne parla con tanto entusiasmo. «Il nostro è un piccolo film. Il regista ama dire che è costato quanto un minuto di Manuale d’amore. È il frutto dell’impegno, anche coproduttivo, di tutti gli attori. E per questo ha il grande pregio delle opere indipendenti». Quattro amici escono da soli la sera, per locali e piazzette della Roma trasteverina: alle spalle hanno in comune la brusca fine di una storia d’amore, che in ciascuno ha lasciato una diversa cicatrice. «E così torna ad affiorare il ricordo delle donne che li hanno abbandonati e che cercano di ritrovare in altre donne. Con le conseguenze comiche del caso». L’esperienza del film indipendente per Scarpa ha un vantaggio impagabile: «Sei consapevole di vivere una sfida. E ti consente una libertà espressiva rara».

Da oggi sugli schermi, Cara, ti amo (stesso titolo della canzone di Elio e le Storie Tese, «con cui condivide il tema») è costruito infatti anche sull’improvvisazione. «Ciascuno di noi ha vissuto l’abbandono di una donna. E quindi ha potuto raccontarlo. Ridendone. E facendone ridere».

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