Antonio Lodetti
I concerti di blues sono merce rara in Italia (festival estivi a parte), roba da carbonari. Così il breve tour del chitarrista-organista Lucky Peterson, conclusosi ieri sera, è da salutare come un piccolo evento. Il 41enne artista, figlio del cantante James Peterson, che ha debuttato nel mondo della musica a cinque anni e che ha suonato con B.B. King e Mavis Staples, è stato salutato negli anni Ottanta come uno dei giovani talenti del nuovo blues elettrico, quello che media tra lo stile di Chicago e un pizzico di soul. Peterson è bifronte: alla chitarra è un leone che cita Buddy Guy e Jimi Hendrix, allorgano un gigione che gioca col funky. Canta con piglio cordiale, sa come far presa sul pubblico con le sue clownerie. Il suo show è semplice e diretto; brani stilizzati e ritmati (Doin Bad Feelin Good) che strizzano locchio a un pubblico di bocca buona e qualche ballata lenta a effetto (When My Blood Runs Cold). Un piede nel classico «Chicago style», laltro in un sound moderno, fresco e quasi ballabile, i suoi soliti trucchi per far scattare lappluso e lovazione (passeggia suonando per la sala, salta in piedi sui tavoli, si agita come un tarantolato imitando il mitico T.
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