L'uomo che esplora la mente dei criminali

Luca Crovi

Quando Thomas Harris nel 1981 inserì nel suo thriller Il delitto della terza luna un profiler dell'Fbi, i lettori scoprirono un mondo sconosciuto dell'investigazione. Jack Crawford in quel romanzo si trovava a investigare con il collega Will Graham sulle terribili gesta del «Drago Rosso» e per fermare quel mostro si metteva in contatto con il non meno pericoloso Hannibal Lecter. Pochi potevano immaginare che Crawford fosse un personaggio modellato sull'identità dell'uomo che aveva creato ufficialmente il Criminal Profiling dell'Fbi e che per primo aveva ideato un metodo per entrare davvero nella mente dei serial killer e comprendere le loro azioni sanguinarie e la loro psicologica distorta. Quel poliziotto si chiama John E. Douglas e dal 1970 al 1995 si è occupato in prima linea di incontrare, interrogare e far confessare (quando possibile) assassini come Ted Bundy, John Wayne Gacy, Charles Manson, Sara Jane Moore, James Earl Ray, Joseph Paul Franklin.

Nel 1995 Douglas, con Mark Olshaker, ha raccolto gli episodi salienti della propria carriera investigativa e li ha raccontati come in un diario in Mindhunter, un volume esaurito ormai da anni che ritorna in libreria per Longanesi con una prefazione inedita di Donato Carrisi, precedendo il serial tv di Netflix prodotto da David Fincher e Charlize Theron. Senza l'esperienza di Douglas non sarebbe esistita la saga di Hannibal Lecter di Thomas Harris, ma neanche Jeffery Deaver e Patricia Cornwell avrebbero potuto immaginare certe storie. Per non parlare di un serial come Criminal Minds, in cui Jason Gideon è un omaggio diretto al profiler dell'Fbi.

John E. Douglas è molto lucido nella sua disamina del male e di come gli uomini arrivino a perseguirlo, non giustifica nessuno degli assassini di cui si è occupato e ne spiega più le ragioni che le follie. Raggelante è l'ammissione di come «il drago» possa anche arrivare a corrompere la vita degli inquirenti che combattono i serial killer.

Mindhunter è scritto con una carica di suspense e di emotività fortissima e sono davvero illuminanti le pagine in cui Douglas spiega affinità e differenze fra poliziotti come lui e personaggi della letteratura come Auguste Dupin, Sherlock Holmes e il sergente Cuff, ma anche quelle in cui rianalizza casi storici come quelli di Jack Lo Squartatore e di Ed Gein che hanno costituito una chiave di volta per il suo lavoro.

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