Laura Verlicchi
da Milano
Il lusso, fenomeno di nicchia o grandi numeri? Una domanda a cui non è facile dare risposta: per riuscirci, il Milano Fashion Global Summit (organizzato da Class Editori insieme a Camera nazionale della Moda e Wall Street Journal) ha messo a confronto chi il lusso lo produce - da Tods a Luxottica - e chi ne studia i conti, come la banca daffari Merrill Lynch. Tanti punti di vista diversi, dunque, per arrivare a una conclusione comune: per essere considerato di lusso, un prodotto deve farsi sognare prima che acquistare.
Poco conta se si tratta di un paio di scarpe o di una macchina per tenersi in forma, se a produrlo è una multinazionale o un marchio di nicchia: il criterio decisivo, come ha sottolineato Diego Della Valle, è leccellenza. «Se si è eccezionali non conta essere piccoli - ha detto il patron di Tods -. È importante piuttosto essere riconoscibili, dare un segno inconfondibile: è questo il valore del made in Italy, soprattutto sui mercati emergenti». Coerenza del marchio innanzitutto: un concetto che mette daccordo tutti i presenti, da Patrizio Bertelli, che ha dettato le regole di Prada «marchio globale, che può puntare ai grandi numeri lasciando intatte sia la qualità che i suoi valori fondamentali» a Nerio Alessandri, creatore del «fenomeno wellness» con Technogym.
Non solo moda, dunque: il lusso è un mercato multiforme, che vale 176 miliardi di dollari a livello mondiale, e crea sempre più valore. «A Piazza Affari, il lusso ha rappresentato il settore con le migliori performance del 2005» ha spiegato Maurizio Tamagnini, vicepresidente di Merrill Lynch Europe e responsabile per lItalia.
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