da Macerata
Nebbie e sangue. Se si dovesse riassumere un capolavoro in due parole, queste basterebbero a cogliere lessenza del magnifico Macbeth verdiano con cui, giovedì sera, si è inaugurato a Macerata il secondo Sferisterio Opera Festival. Larte di Pier Luigi Pizzi - ineguagliabile maestro dellessenzialità, sublimata alla massima efficacia teatrale - ha infatti saputo ridurre la tragedia shakespeariana soprattutto a due elementi: il corrusco velo di nebbia che avvolge la scena per tutto lo spettacolo, disegnando nellaria arabeschi di fumo continuamente mutevoli, e il sangue di cui si macchiano i due protagonisti, evocato da sapienti dettagli di vivido rosso sul fondo completamente nero: le mani guantate della Lady, il trono purpureo simbolo del potere assassino, lapparizione-choc del cadavere del re, grondante su un enorme sudario che attraversa terribile tutta la scena.
Il risultato è geniale: soprattutto se rapportato ad uno spazio ostico (troppo lungo e troppo stretto) come quello dello Sferisterio; che invece, in mano a Pizzi, assume di colpo unincisività drammatica dintensità assoluta. Si pensi al dinamismo che la scena - costituita solo da due ferrigne, immense rampe digradanti che si incrociano - sapeva imprimere al gioco dei movimenti: a quello delle Streghe, interpretate dal coro e dai ballerini uniti in un contrappunto scenico di magistrale efficacia; a quello dei cantanti, esemplari nel rendere angosce e tormenti interiori attraverso posture contorte, disperate. Il resto lo faceva, come sempre negli spettacoli di Pizzi, la sontuosità dei dettagli: quei mirabili costumi, in unincredibile tela di leggerissima plastica, che fluttuando facevano già scenografia in se stessi; quelle luci (firmate Sergio Rossi) che con luci di tagli e sciabolate drammatiche ingigantivano la teatralità dellassieme.
Per uno di quei miracoli che la scena sa talvolta produrre, perfino il campo - parzialmente limitato - dei protagonisti, sembrava concorrere a questa visione magnificamente cupa. La bellissima Olha Zhuravel non ha la forza del soprano drammatico che i puristi si aspetterebbero in bocca a Lady Macbeth; ma certe sue asprezze diventavano immediatamente funzionali ad un canto che Verdi stesso avrebbe voluto «cupo» e «soffocato».
Allo stesso modo il volume poco svettante di Giuseppe Altomare (che però ha sostituito allultimo lindisposto Vittorio Vitelli) sembrava comunque assolutamente espressivo dei timori e delle esitazioni che tormentano la coscienza di Macbeth.
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