«Macché bimbi sfruttati L’anima del mio “Io canto” è nazional-popolare»

Buono si. Furbo no. Non ci sta, Gerry Scotti, a passare da profittatore dei sentimenti; da buonista per convenienza. Anzi: le polemiche che hanno investito il più familiare e rassicurante dei conduttori tv, dopo programmi quanto meno discutibili come il cinico Italia’s Got Talent o lo sconcertante Show dei record (per non dire del criticatissimo Io canto, che parte domani in prima serata su Canale 5), ne avrebbero rafforzato l’immagine. «Già. Perché il mio pubblico, allarmato dalle polemiche, è stato felice di scoprire che, in realtà, non ero affatto cambiato. Che ero sempre lo zio Gerry». E così sarà sempre il buon zio Gerry a far tornare in prima serata, dal prossimo autunno, un must della tv sana e familiare. Il quiz.
«Almeno spero. Perché fino a ieri pareva certo che Money Drop - il quiz che ho già registrato a Colonia, nello stesso studio dell’edizione tedesca del programma - sarebbe stato trasmesso in quattro puntate di prime time, riportando così in quella fascia un genere classico, che vi mancava da anni. Avevo accettato di farlo proprio per questo. Ma ora ho il sentore che Donelli, direttore di Canale Cinque, e Salem, responsabile dell’intattenimento Mediaset, possano trasformare quello stesso materiale in un paio di settimane di preserale. Un po’ mi dispiacerebbe. Ma, com’è che si dice? “Ubi maior minor cessat”».
Ma come: allora tornerebbe a prendere il posto di Paolo Bonolis, al quale l'ha appena ceduto per il suo Avanti un altro?
"Già. Curioso, no? Intendiamoci: nulla d’ufficiale, è solo un mio sentore. Del resto io stesso ho insistito con Mediaset perché in una stagione il preserale cambiasse almeno due, tre volte. Altrimenti si rischia l’inflazione».
Benedetto Gerry: sempre buono. Allora è vero che non le è seccato mollare a favore di Bonolis?
«Scherza? Erano anni che chiedevo un ricambio! Il Millionario ha tenuto per una decade: ci voleva finalmente un conduttore con caratteristiche diverse, anzi opposte, alle mie. E chi meglio di Bonolis? D’altra parte mica gli ho fatto un favore, a Paolo. Oggi il preserale è una patata bollente. È come se gli avessi detto: caro Paolo, ti regalo una meravigliosa villa sul lago. Ma devi ristrutturarla completamente. Affari tuoi: non t’invidio».
A proposito di sostituzioni: è vero che il buon zio Gerry ha espresso dubbi sulla conduzione aggressiva di Insinna nella nuova Corrida?
«Io non esprimo dubbi sulla mia, di conduzione, si figuri su quella degli altri! E poi il primo a fare il nome di Insinna sono stato proprio io. Avevamo solo delle perplessità, io e la De Filippi, che Mediaset mandasse in onda nella stessa stagione due programmi “cattivi” come La Corrida e Italia’s Got Talent».
Conducendo il quale non teme d'aver compromesso un po' la sua immagine rassicurante?
«Ma no: e proprio grazie a Maria. Siamo le due facce della stessa medaglia: lei col suo piglio, io con la mia bonomia. E insieme funzioniamo benissimo. Anche per Lo show dei record sono stato chiarissimo: lo faccio a modo mio, senza quelli che mangiano gli insetti e tutte quelle altre schifezze. È diventato uno show per famiglie».
Ma lei è stato molto criticato anche per il rischio di sfruttamento dell'infanzia in Io canto.
«Senta: io col Moige (Movimento Italiano Genitori) ci viaggio a braccetto da anni. E non è che faccio solo finta d’ascoltarli, come fanno altri. Inoltre, prima che presentatore, sono un padre di famiglia. Un buon padre, aggiungerei. Uso con quei bambini lo stesso rispetto e cortesia che usavo coi miei. Chiedo sempre come vanno a scuola. So essere severo, so rimproverarli. E quest’anno, col direttore artistico e regista Roberto Cenci, abbiamo alzato l’età di partecipazione: dai 6 ai 12 anni».
Dietro questa scelta, c’è per caso anche un calcolo artistico?
«Certamente ma anche umano. Esporre dei bambini di 6 anni, forse, è davvero un po’ troppo.

Inoltre a quell’età cambiano presto la voce, e puntando noi a mantenere le nostre piccole star lungo varie edizioni, preferiamo averle più mature.
E a chi fa ancora polemiche cosa risponde?
«Che Io canto è un vero programma nazionalpopolare, e trasversale».

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