Gioia Locati
Cè un mestiere che, nella versione milanese, sta scomparendo, in quella araba è più che florido. Qual è? Il macellaio. Guardiamoci in giro. Dovè finita la macelleria autentica, quella che espone soltanto carne e non anche formaggi o salumi? Praticamente scomparsa. La macelleria italiana è una bottega in via di estinzione. Negli anni 80 in città ce nerano 1200, oggi sono 400 e l80 per cento di queste ha scelto di allargare lofferta da banco con i prodotti che un tempo erano del «cervelè», ossia del salumiere.
Per contro i negozi etnici che vendono anche carne «kasher», per dirla con gli ebrei o «halal» secondo gli arabi - ossia purificata con la macellazione rituale - sono quadruplicati in sei anni. Erano 25 nel Duemila, son saliti a 100 nel 2006 (le macellerie ebraiche però sono soltanto due). Lanno scorso per la prima volta il Comune ha rilevato i prezzi nelle macellerie arabe da inserire nel paniere.
Se vale ancora la regola che lofferta è dettata dalla domanda, senza dubbio qualcosa è cambiato nel nostro modo di mangiare. «Il declino della macelleria italiana è cominciato venti anni fa - ha spiegato Paolo Uniti segretario dellassociazione che riunisce i macellai dellUnione -. Nel 97 al mercato delle carni cerano 52 grossisti, oggi sono rimasti in tre. E gli acquirenti erano nellordine di 600 alla settimana contro la cinquantina scarsa di oggi. Gli ordini si fanno in un altro modo, al telefono o con le e-mail». Poi cè stata la crisi della mucca pazza, i macellai hanno rivoluzionato il mestiere offrendo quello che il cliente chiedeva in quel momento, formaggi, insaccati. Ed è ancora lacquirente a determinare la scelta dei prodotti. «Non cè tempo? Ci si orienta preferibilmente verso i preparati pronti da cuocere, le cotolette già impanate, gli spiedini, le polpettine, gli arrosti con il ripieno - ha aggiunto Uniti -. Certo il consumo di carne è diminuito, non ci sono più i ricarichi di una volta, ma il macellaio va sempre fiero della sua professione. È un artigiano che conosce i prodotti, li tocca, li sceglie, li taglia, li prepara. Deve avere manualità e passione».
Un mestiere di nicchia, dunque, che però non attrae i giovani. Il 30 per cento dei macellai milanesi ha superato i 60 anni. Nei mesi scorsi Maurizio Arosio, presidente dellassociazione macellai dellUnione del commercio ha lanciato il suo grido dallarme: «La cotoletta alla milanese rischia di scomparire. In città ci sono soltanto 6 macellai italiani al di sotto dei 30 anni, mentre sono 14 gli under 30 stranieri che si avviano alla professione». Il Comune infatti ha chiuso definitivamente la scuola civica per macellai, un paio danni fa, per mancanza di iscritti.
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