Macy Gray: rinasco pensando in grande (e lancio abiti extralarge)

A quattro anni dalla delusione di The trouble, esce il nuovo cd Big. «Vivo un bel momento». Tra gli ospiti anche Nathalie Cole, Justin Timberlake e Fergie

Macy Gray: rinasco pensando in grande (e lancio abiti extralarge)

Milano - Rieccola Macy Gray: torna con un cd quattro anni dopo il passo falso di The trouble with being myself.
«E sento che ho ripreso di nuovo a crescere. Perciò questo nuovo cd l’ho intitolato Big: in questo momento ho un grande cuore, una grande testa e sto vivendo un grande momento».

E ha chiamato grandi ospiti.
«Il produttore Will.I.am dei Black Eyed Peas è uno che sa fare il suo mestiere, un vero mago. È stato lui a chiamare Fergie per i cori di Glad you’re here. Nathalie Cole è invece perfetta per il brano Finally made me happy».

Justin Timberlake?
«Be’, produce, canta e suona un bel po’ di strumenti: per lui è stata l’occasione di dimostrare di essere cresciuto musicalmente».

Insomma, siete tutti in crescita.
«E quando si lavora con tanti artisti diversi è molto più facile migliorarsi».

Intanto i suoi occhi non si vedono, sono asserragliati dietro a una frangia impertinente che dalla fronte scende fino alle labbra e beato chi lo intercetta, il suo sguardo. Però, se è vero che lei scrive «solo ciò che vivo e conosco», allora l’americana Macy Gray ha quarant’anni ma ne dimostra venti, perché i suoi testi hanno l’entusiasmo adolescente di chi invoca furiosamente la felicità (persino in due titoli), litiga con fidanzati e amanti (Treat me like your money) e poi spera di trovare finalmente quello giusto (One for me). Non fosse il donnone che è, almeno uno e ottanta stravaccati sul divano qui in un albergo ovattato, sembrerebbe una ragazzina che si sfoga in un fiume di speranza. «Sono anche passata da una casa discografica all’altra, è stato molto difficile riprendermi» dice con quella voce. E che voce. Certo, è soul. Ma un soul maleducato, ispido, qualche volta pericolante. D’altronde a Macy Gray l’equilibrio mica piace: con il debutto del ’99 How life is ha venduto sette milioni di copie, ha vinto Grammy e applausi e anche illusioni. Poi è lentamente sgocciolata via, tra evanescenti apparizioni cinematografiche, svarioni sentimentali e dischi dimenticabili finché ha ripreso la bussola per puntare di nuovo in alto o perlomeno cambiare rotta.

Macy Gray, sembra il momento giusto: il soul piace di nuovo alle classifiche.
«È un tipo di musica che non si sentiva da un po’ di tempo e credo che tutti ne abbiano bisogno, in fondo al cuore».

Prenda Amy Winehouse: con Back to black è stata l’inglese con il miglior debutto di sempre in America.
«È evidente che c’è il rinascimento del soul».

Quindi è il medioevo del rap.
«Ho ascoltato la prima canzone hip hop quando ero una ragazzina, sono praticamente cresciuta con quel tipo di musica».

Però nel libretto del cd lei cita le sue principali influenze, da Prince ai Nirvana, ai Led Zeppelin. Di rap ce n’è pochino.
«Ma nel brano Treat me like your money c’è il campionamento di un pezzo dei Run Dmc. Il rock e i grandi della musica nera americana sono la cornice dentro la quale sono cresciuti i miei gusti».

A furia di crescere adesso è diventata anche stilista.
«In realtà già da qualche tempo ho lanciato una linea di abbigliamento che porta il mio nome da sposata, Nathalie Hinds, e da poco è arrivata la Humps, pensata per le donne “voluttuose”. Sono stufa di andare a fare shopping e trovare solo taglie piccole: queste della Humps sono le taglie pensate per chi è più in carne. Ma io non mi sento una stilista: mi piace solo seguire e curare la moda».

Preferisce recitare: da Spiderman a Mona Lisa smile ha collezionato almeno venti apparizioni.


«E la prossima sarà con il regista Tony Scott».

Dovrebbe intitolarsi The warriors.
«È un gangster movie che dovrebbe uscire nel 2008. Ma non so altro perché il copione... be’ quello lo stanno ancora scrivendo».

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