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Da Maicon a Milito, il calcio italiano in barella

Ogni partita è un viavai di barelle. Come se il calcio nostro fosse tutto uno Swarovski: muscoli di cristallo e tendini di vetro. Eppure i crac sono tanti ed ora preoccupanti. Altri quattro in questo fine settimana, senza contare Kakà che ha fatto il turista non per caso, avendo tentato di tutto per rispondere alla chiamata del Brasile. Nella prima partita è rimasto a guardare, contro il Perù giocherà, ma non si sa per quanti minuti. Senza dimenticare Abbiati, operato ieri (ricostruzione del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro), e pronto fra almeno 5-6 mesi. Come dire che il Milan dovrà cercarsi un altro portiere. La fragilità del nostro calcio sta diventando un’epidemia. A fine stagione non ci sarà solo da curiosare nei metodi della preparazione, nelle pecche delle equipe mediche e nella indecenza dei campi da gioco. Ci sarà materia di studio anche per gli psicologi. Ormai la stagione ha già distillato oltre un centinaio di malati di un certo peso. Ogni contrasto, ogni scivolata, ogni azione appena scomposta nasconde il pericolo di un crac. Un po’ troppo. In Spagna, Germania e Inghilterra si gioca pesante, veloce e tanto, eppure i muscoli si salvano, non deflagrano come a casa nostra.
Stavolta si sono rotti quattro giocatori di prima scelta. Sono venuti i capelli dritti a Udinese, Inter, Genoa e Napoli. I nomi fanno peso e gli infortuni costringono a guardare il calendario. L’Udinese ha perso Di Natale (lesione parziale del legamento del ginocchio sinistro). Patron Pozzo, il suo presidente, si è già messo il cuore in pace. «Probabilmente sarà costretto all’operazione, non se ne riparlerà prima di 5-6 mesi». L’Udinese dovrà affrontare prima l’Inter poi il Werder in coppa Uefa, rivedendo le qualità d’attacco. E chissà che Di Natale non si sia giocato anche il futuro in nazionale.
Alla causa nazionale ha lasciato il suo pegno Maicon, il brasiliano dell’Inter messo in barella dopo 19 minuti di gioco nella partita contro l’Ecuador per un problema alla coscia destra. La diagnosi dice probabile stiramento di 2° grado. A Milano attendono responsi. Se così fosse, se ne riparlerebbe fra un mese. Anche se Maicon altre volte ha dimostrato di essere miracoloso nelle guarigioni. Si annuncia qualche ruga sulla fronte di Mourinho. D’accordo, potrà provare Santon a destra e resuscitare Maxwell, ma l’appuntamento con la Juve è fissato al 18 aprile. E Maicon è sempre un’iniezione di ottimismo nelle grandi partite.
Ecco, pare che il destino tenda a ricompensare la Juve, sotto qualche forma. La squadra di Ranieri ha registrato quasi un record di infortuni ed ora restano fuori uso solo (si fa per dire) Sissoko e Amauri, gli altri sono pronti ed arruolabili per il gran finale che prima dell’Inter, proporrà il Genoa. Ma se l’una ha perso Maicon, l’altra risponde con Milito, lo straordinario condor rossoblù che, dopo aver tanto atteso il ritorno in nazionale, ci ha messo il naso giusto il tempo per assaporare l’acre di un infortunio: entrato in squadra alla mezz’ora della ripresa, nel match fra Argentina e Venezuela, ha sentito il crac dopo 15 minuti. Dice la diagnosi: lesione al bicipite femorale della coscia destra. Brividi per il Genoa e un paio di settimane di riposo per il giocatore, se tutto andrà bene. Ezequiel Lavezzi ha aggiunto del suo, facendo sapere al Napoli di aver rimediato una contrattura che, per ora, gli farà saltare il match con la Bolivia. Anche fra i sudamericani sarà un caso ma si rompono solo gli “italiani”.

No, non può essere un caso.

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