Cultura e Spettacoli

Majakovskij, quando l’amore è la vera rivoluzione

Vicenda esemplare, quella di Vladimir Majakovskij, per capire cosa sia stata la rivoluzione sovietica. Nato come Stalin in Georgia, nel 1893, dopo la morte del padre, si trasferisce a Mosca, ma deve interrompere gli studi nel 1908 perché ha aderito al partito - allora illegale - dei bolscevichi. Si avvicina al futurismo russo e nel 1915 inizia il servizio militare a San Pietroburgo. Accoglie con entusiasmo la Rivoluzione e ne diviene una specie di bardo ufficiale, unanimemente riconosciuto come l’iniziatore della poesia rivoluzionaria. Viaggia all’estero, vive a Berlino e a Parigi, nel 1925 visita l’America e ha un figlio da una russa-americana. Intanto, però, la sua posizione in patria si è fatta più difficile. Majakovskij si rivolge alle masse dei diseredati, descrivendo il loro scomposto agitarsi nelle assurde città moderne. Per affrontare questi temi rompe coll’adamismo e il simbolismo, dominanti in Russia, e sceglie le forme del cubofuturismo. Ricorre a immagini urtanti ed esasperate, di cui ogni brava rivoluzione dovrebbe esser piena...
Questo ovviamente lo allontana dalla lirica russa tradizionale, ma lo rende distante pure dalla poetica d’ispirazione sociale e popolare cui egli vorrebbe rifarsi. Insomma, pur desiderando di «essere compreso dalla mia terra», Majakovskij è troppo rivoluzionario e intelligente per la rivoluzione. Troppo aristocratico per identificarsi con lo spirito del mondo sovietico che sta prendendo forma. Icona del regime, nelle biografie ufficiali non può discostarsi dal modello sovietico e dal suo rigoroso moralismo.
La sregolatezza, spesso corollario del genio, che caratterizzerà la breve vita del poeta, appare una stonatura intollerabile alla luce dei «nobili obiettivi rivoluzionari». Istruttivo, a tale proposito, il bel volume a cura di Bengt Jangfeldt L’amore è il cuore di tutte le cose (Neri Pozza, pagg. 428, euro 15,50, traduzione di Serena Prina), che raccoglie il fitto epistolario tra Majakovskij e Lili Brik.
Lili Jur’evna Kagan è una donna affascinante. Sposata a Osip Brik nel 1912, conosce Majakovskij nel maggio 1915 e i tre allacceranno da subito una complicata relazione, che durerà fino al suicidio del poeta, il 14 aprile 1930. Quindici anni di ménage a trois hanno costituito fonte di grave imbarazzo per il regime sovietico, che li considerava un ripugnante esempio di decadenza borghese. Altri vi hanno visto un esperimento esistenziale: il tentativo coraggioso di creare un nuovo rapporto d’amore veramente «rivoluzionario».
Leggendo questa fitta corrispondenza senza censure, si ha piuttosto l’impressione di una storia normale per gente eccezionale. Si tratta di centinaia di lettere, biglietti, cartoline. Singolarmente spesso senza alcun valore letterario, ma tutti insieme fondamentali per la comprensione del poeta per il quale l’idea del suicidio è una specie di malattia cronica. Certo, il plumbeo realismo socialista non poteva tollerare che Majakovskij si paragonasse a un cucciolo e firmasse le sue corrispondenze disegnando un cagnolino; o che Lili facesse lo stesso apponendo un timbro che raffigurava una gattina, mentre Osip era un gatto. Majakovskij e Lili teorizzano un aristocratico rifiuto verso ogni forma di «ignominiosa sensatezza». Osip subisce il fascino di entrambi e, da giurista e commerciante, si trasforma in editore dei testi di Vladimir.
Questo triangolo è artisticamente molto fecondo, dato che la più importante produzione letteraria del poeta - da Il flauto di vertebre a La nuvola in calzoni vede la luce in questo periodo (tra l’altro dedicata o ispirata da Lili). Majakovskij è massimalista anche in amore. «L’amore è la vita - scrive - è la cosa principale. Da esso si dispiegano i versi e le azioni, e tutto il resto. L’amore è il cuore di tutte le cose. Se cessa di funzionare tutto si atrofizza, diventa superfluo, inutile. Ma se il cuore funziona non può non manifestarsi in ogni cosa, in tutte le cose. Senza di te io cesso di agire. Questo è stato sempre, questo è anche adesso». Non è compatibile con la Rivoluzione..

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