Il mal d’amore secondo Freud

Il lettino dello psicoanalista, una scrivania, una clessidra. Si presenta spoglio lo studio di Siegmund Freud, dove va a farsi curare un malato d’eccezione, il pittore Oskar Kokoshka, afflitto da mal d’amore, essendo stato mollato da Alma Mahler, musa e mantide nella Vienna di inizio Novecento. La malattia di Oskar è grave, secondo il responso di Freud che, comunque, lo prende in cura. Non potendo vivere lontano da Alma, Oskar s’è fatto costruire una bambola con le sue sembianze, nella speranza di riuscire a colmare il vuoto della donna amata con quell’oggetto meccanico dal quale non si stacca neppure un istante. Freud riuscirà a guarirlo, aiutato dalla sua assistente Euridice, la quale le somministrerà un medicamento del tutto inusuale: canzoncine o ninnenanne. Ma quando Kokoshka sembra essere guarito, a giudicare dal fatto che molla Freud e va a consolarsi con una fanciulla in carne e ossa, il suo medico curante - proprio lui: Freud - ha contratto la stessa malattia dell’ex paziente e comincia a trastullarsi con la bambola. È la trama dello scherzo musicale di poco più di 30 minuti, dal titolo Freud, Freud, I love you scritto da Luca Mosca, su libretto di Gianluigi Melega; regia di Piero Maccarinelli. Protagonisti: Alda Caiello (Euridice), Luigi Petroni (Oskar Kokoshka), Roberto Abbondanza (Siegmund Freud); per la bambola meccanica Leda Lojodice ; strumentisti dell’Ensemble Algoritmo, direttore Marco Angius. Una sola recita, domani alla Filarmonica. A giudicare dalla intensa collaborazione fra Mosca e Melega, dalla quale scaturisce ora il terzo titolo operistico, oltre ad alcune cantate e musiche vocali da camera, vien da pensare a un moderno, consolidato sodalizio artistico fra poeta e musicista, assai simile a quello che unì, nell’epoca d'oro del melodramma belcantistico, Felice Romani e Vincenzo Bellini, dal momento che Melega è letterato oltre che cronista assai apprezzato e Luca Mosca è fra i musicisti di oggi, uno di quelli che coltiva ancora con gusto la melodia. Mosca, che dichiara di sentirsi «nipotino» di Stravinsky.
L’idea è venuta a Melega, affascinato dalla storia dell’Austria fra Otto e Novecento : una civiltà al tramonto che, prima di spegnersi del tutto, regala al mondo uno dei massimi contributi in ogni campo dell’arte; ed affascinato, allo stesso modo, anche dal personaggio Freud, anche se presentato in veste ironica. Data la breve durata dello scherzo musicale di Mosca-Melega, si è deciso di premettere un salotto musicale viennese, alla maniera di quelli che avevano luogo nelle case di musicisti dell’epoca, con musiche di Alban Berg, Anton Webern, Gustav Mahler e della stessa Alma Mahler, alla cui figura storica Melega ha rivelato di essersi ispirato.

Dopo 33 anni dalla celebre interpretazione di una bambola per Fellini, nel film Casanova, Leda Loiodice torna a impersonare ancora una bambola (meccanica), quella di Alma Mahler.
Teatro Olimpico. Domani ore 21. Info: 06.3201752.

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