Gianni Mozzo
Qualche settimana fa si è tenuta a Roma una consensus conference dei reumatologi italiani responsabili di strutture universitarie ed ospedaliere in cui sono state discusse le nuove Linee guida europee sul trattamento della spondilite anchilosante. Limportante appuntamento Asas-Eular (il Gruppo di lavoro della Lega europea contro le malattie reumatiche), promosso da Ignazio Olivieri (direttore del dipartimento di reumatologia della Regione Basilicata - Ospedale S. Carlo di Potenza e Ospedale Madonna delle Grazie di Matera), si era reso necessario per discutere il ruolo terapeutico dei nuovi «farmaci biologici». Abbiamo incontrato il professor Olivieri pochi giorni fa di ritorno da un altro congresso. Spondilite anchilosante: perché si parla di svolta con i farmaci biologici?
«Non abbiamo fatto grandi passi avanti sulla conoscenza delle cause, ma sul piano terapeutico è in atto una vera rivoluzione. In passato avevamo solo gli antinfiammatori non steroidei, di sicuro efficaci sul dolore ma non in grado di ostacolare in modo significativo l'evoluzione della malattia. E per i malati farmacoresistenti non c'era alcuna speranza. Poi sono arrivati i farmaci biologici anti TNF-alfa, e oggi siamo in grado di controllare la malattia, ma non solo: la risonanza magnetica dimostra come si possa addirittura osservare un regresso dell'infiammazione a carico dell'osso».
I farmaci biologici sono un «proiettile d'oro» nelle mani del medico?
«Alcuni studi hanno confermato la loro efficacia. I malati sono stati sottoposti ad una radiografia iniziale e ad un'altra dopo due anni di terapia con farmaci biologici. La progressione della malattia è rallentata e vi è la speranza concreta - e sottolineo concreta - che possano addirittura arrestarla».
Quali malati - e quando - dovrebbero ricorrere ai farmaci biologici?
«Tutti. A chi sostiene che la terapia è costosa vorrei spiegare che il costo sociale della malattia (diretto e indiretto) è decisamente superiore. A chi parla degli effetti collaterali vorrei spiegare che con il passare degli anni la paura sugli effetti collaterali a lungo termine si sta riducendo. Vi sono pazienti con artrite reumatoide che assumono i farmaci biologici ininterrottamente da 10 anni e non hanno più effetti collaterali di altri. Infine, a chi oppone il primo criterio ASAS per iniziare la terapia con i farmaci biologici (diagnosi di spondilite anchilosante posta da almeno 3-4 anni) rispondo che, davanti a un paziente che ha avuto la fortuna di una diagnosi precoce, non vedo perché non dovrei dargli subito la terapia che blocca - o comunque rallenta - la malattia stessa in modo da impedire danni strutturali seri e ben più difficili poi da risolvere.
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