Il ritratto della serenità. Basta trascorrere un giorno a Milanello, in compagnia dei protagonisti italiani della prossima finale di Champions league, come è accaduto ieri mattina alla stampa estera convocata nel collegio rossonero, per cogliere al volo il primo dato psicologico da segnalare. A Carlo Ancelotti, lallenatore del Milan, brillano gli occhi e non solo perché la lunga traversata, dal turno preliminare di Belgrado ad Atene, si è conclusa in modo inatteso, ma per via dei ricordi che lo hanno assalito. «Questa finale me la godo tanto, si tratta di un risultato straordinario», è la sua chiosa che tiene conto di ciò che disse due anni prima, a Istanbul, «chissà se riuscirò a esserci ancora», rievocazione aggiunta al gusto della sfida vinta. Nessuna partenza punitiva dopo la beffa e anzi lapprodo alla finale-rivincita ad Atene. «Semmai non mi aspettavo di ritrovare Benitez col suo Liverpool», la confessione.
Neanche lo spettro dei rigori riesce a immalinconirlo, «cercheremo di tirarli meglio», la sua risposta pronta dinanzi allassedio dei cronisti - circa 100 - arrivati da ogni parte del mondo, compresi gli inviati di Al Jazeera e Radio Senegal, per non dimenticare Thomas Nordhal, figlio del pompierone, spedito dalla tv svedese nel regno che fu di suo padre.
Il ritratto della fiducia è invece Paolo Maldini alle prese con la sua ottava finale di coppa Campioni, un recupero non ancora dato per certo e un rinnovo contrattuale definito nella sostanza. «Non ho firmato, ho parlato con Galliani, per fortuna al Milan non guardano la carta didentità, ma il campo», è la sua riflessione che si aggiunge a quella legata allimmediato futuro. «Deciderò dopo lintervento chirurgico di fine maggio ad Anversa», ma nel frattempo si allena per Atene dopo aver promesso che «solo se sarò al 100% giocherò, altrimenti toccherà ad altri». E qui altri sta per Kaladze, il quale gode di eccellente salute e si allena con grande grinta. «Giocherà un altro anno», garantisce Ancelotti.
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