La mamma di Allison: «Perdono il pirata solo se si costituisce»

La mamma di Allison: «Perdono il pirata solo se si costituisce»

Sventurato il padre, sventurata la madre cui tocca ricevere la telefonata che nessuno vorrebbe mai sentire. Quella in cui una voce (maschile, in genere) dice: «Qui è l’ospedale... Suo figlio(a)...ecco, purtroppo...». L’incidente, la tragedia improvvisa. Li hanno visti uscire di casa sorridenti, allegri, spensierati, e se li ritrovano sfigurati, coperti da un lenzuolo, sdraiati su una barella, sotto la luce al neon di una morgue. Morti, irrevocabilmente morti.
C’è, ci può essere qualcosa di peggio? Forse sì. Di peggio c’è la telefonata di un medico, di un carabiniere, di un poliziotto che ti dicono di tua figlia. Di tua figlia che è stata aggredita, violentata e uccisa. A questa orrenda «graduatoria» del dolore veniva fatto di pensare, ieri pomeriggio, scorrendo le notizie d’agenzia che raccontavano di Cindy Owens, la mamma di Allison, la ragazza americana travolta domenica pomeriggio da un pirata della strada mentre faceva jogging a San Giovanni Valdarno e trovata l’altro ieri in un fosso. «Se chi l’ha investita si fa avanti sono pronta a perdonare», ha detto mamma Cindy, che ha lasciato il figlio che le rimane, un ragazzo di 21 anni, in America, ed è volata in Toscana per dare l’ultima carezza alla sua bambina. «L’importante -ha aggiunto ricacciando in gola un singhiozzo- è che non abbia subito violenza. Sarebbe stato insopportabile». E certo pensava al terrore, all’angoscia, all’umiliazione, e poi a un morire lento, consapevole... Questo sì, intollerabile.
Sicché la tragedia pare meno orribile, l’insopportabile meno atroce, l’irreparabile più comprensibile, se così si può dire, se sai che dietro la morte di tuo figlio, di tua figlia, c’è il caso, il destino, una crudele fatalità. «Perché gli incidenti stradali possono capitare», si dice a voce alta la mamma di Allison per tentare di mettere insieme qualche brandello di ragionevolezza, per fare argine al dolore che le si allarga nel cuore. «Gli incidenti capitano anche da noi. Sicché sono pronta a perdonare se chi è stato si fa avanti».
Dall’America e ritorno, per riportare a casa il corpo della sua bambina uccisa da un proiettile su quattro ruote, mentre nel suo cuore di madre, accanto a una pena che non si estinguerà prende dimora stabile il volto amato e perduto di Allison che aveva la frangia bionda sugli occhi, i capelli a spaghetto sulle spalle, e quel sorriso bianchissimo che ieri ancora sfolgorava dalla foto stampata sui giornali e su internet.
Che di incidente stradale si sia trattato, pare non ci siano più dubbi. Anche il perito di parte è d’accordo. Allison, i capelli al vento e la cuffia dell’iPod sulle orecchie, con la musica a tutto volume, che domenica pomeriggio fa jogging lungo la statale. E non sente neppure il soffio dell’automobile che sopraggiunge, la investe in pieno e la manda a morire nel canale che corre accanto alla strada. Fratture al cranio e frammenti di vetro nei capelli, si legge sul referto dell’autopsia. Vetro come quello che si usa nei componenti di un’automobile: i fari, il parabrezza.
Dicono gli investigatori che l’investitore potrebbe essere una persona della zona, e stanno passando al setaccio tutte le carrozzerie della provincia nel tentativo di intercettare l’auto pirata, sempre che non arrivi qualche segnalazione giusta che metta sulle tracce del colpevole in fuga.

Ad Arezzo resta mamma Cindy, che è vedova, e ama l’Italia come l’amava la sua bambina bionda, che era venuta da noi, nella Toscana dei suoi sogni, e dei sogni della mamma, per studiare l’italiano; e già si vedeva, lei guida turistica già affermata, alla testa di un gruppo di turisti di Milwakee, o di Chicago, o di Cincinnati, a spiegare la Toscana di Dante, di Giotto e di Donatello.

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