Ha salutato tutti con una mail firmata Tom. Una lettera ai colleghi in cui ha ricordato di aver vissuto «momenti straordinari con tutti voi costruendo Sky Italia e portandola ad essere la media company leader nel Paese». Sarà. Le lettere sono il pezzo forte del repertorio di Mockridge. Forse più efficace quando deve criticare il sistema italiano. Quando deve puntualizzare, piuttosto che quando deve costruire. Scrive; il passato da giornalista lo aiuta. 56enne neozelandese, per otto anni amministratore delegato di Sky Italia, stakanovista senza hobby noti che ha portato la pay tv alla soglia dei 5 milioni di abbonati, Tom Mockridge ha iniziato la sua carriera come reporter economico. Da ieri è in cima a News International, editore di The Sun, The Times e The Sunday Times al posto di Rebekah la rossa. Anche stavolta gli ha telefonato lo Squalo per chiedergli di recarsi «immediatamente a Londra». Un po’ come avvenne nel 2002 quando in Nuova Zelanda era «capo di diversi giornali e della SkyTv locale» e con «una telefonata a mezzanotte Rupert mi chiese di prendere un aereo e venire a Milano il giorno successivo».
Pay tv e giornali, giornali e pay tv. In Nuova Zelanda, in Australia, in Italia. Ora in Gran Bretagna. Mockridge non fa una piega. Prende l’aereo e passa da un continente all’altro, da un Paese all’altro. Anche se, assicura, resterà sempre legato all’Italia perché gli ha regalato la moglie Lucia - ex dirigente Sky dimessasi al nascere della loro storia - e i due bambini Rodolfo e Filippa, gemelli di pochi mesi.
Soprattutto, Tom passa in continuazione da un media all’altro. La scrittura di lettere, mail, interventi invece è una costante. Lui scrive in inglese e qualcuno traduce. Perché l’italiano non è la sua pietanza prediletta. Da lavoratore indefesso e amante della trasparenza al punto da volere l’ufficio nell’open space di Santa Giulia, si concentra sulle strategie editoriali, sui piani di sviluppo, sul lavoro di lobbing. Mite ma tenace, piuttosto che a studiare la lingua preferisce dedicarsi alla campagna di spot contro la decisione del governo Berlusconi di raddoppiare l’Iva per gli abbonati alle pay tv. Così, nonostante i nove anni italiani, quando parla in pubblico l’effetto Stanlio e Ollio è inevitabile. Molto meglio scrivere, dunque. Per raddrizzare le storture del sistema Italia. Per riportare equità negli organi di controllo e nelle associazioni di categoria: l’Auditel, la Lega Calcio, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni... Scrivere al Corriere della Sera, per esempio, replicando a Aldo Grasso che aveva denunciato la poca innovazione nella tv italiana e lamentando la scarsità della concorrenza che favorisce il duopolio Rai-Mediaset. O diffondendo una mail per rispondere alle proteste contro la chiusura di Current Tv, il canale di Al Gore, che non ha raggiunto la quota minima di telespettatori per il rinnovo del contratto. O ancora al Corriere dopo l’esplosione del calcioscommesse per chiedere maggiore trasparenza alle società sportive pena ridurre il canone per i diritti tv.
Scrive anche all’Agcom, Mockridge. Come nel settembre scorso per contestare la scelta del Senato di nominare Antonio Martusciello commissario al posto di Giancarlo Innocenzi, finito nelle intercettazioni della Procura di Trani. L’ad di Sky ne criticò la scelta perché il curriculum di Martusciello era «oggettivamente caratterizzato dall’assidua vicinanza rispetto alle attività economiche, prima, e all’attività politica, poi, del Presidente del Consiglio».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.