da Roma
«Segretario chi? Io? No, dopo Marco no, non succederà mai, lo giuro sui miei figli». Invece eccolo Lorenzo Cesa, 54 anni, che dopo due giorni di trattative convulse prende il timone dellUdc e già traccia la rotta del partito: «no» a una riforma della par condicio, «vedremo» sulla ex Cirielli. Eppure, solo un paio di settimane fa, seduto accanto a Follini fresco di dimissioni, lui si chiamava fuori dalla corsa: «Impossibile, siamo troppo amici». Preistoria, perché adesso, dopo bracci di ferro, veti incrociati e telefonate notturne, la sua è «lunica una candidatura che unisce», tanto che al consiglio nazionale passa per acclamazione.
Laziale di Arcinazzo, laureato in scienze politiche alla Luiss, ex dirigente industriale: più noto nel palazzo che tra le masse, Cesa è comunque proprietario di un discreto pacchetto di voti. Democristiano da quasi mezzo secolo, forlaniano da sempre, da quando il «Coniglio mannaro» comandava a piazza del Gesù e lui era il capo della sua segreteria. Da allora ne ha fatta di strada. Direttore delle relazioni esterne della Efimpianti, consigliere damministrazione di gruppi e banche, direttore commerciale di una società di comunicazione, consigliere comunale al Campidoglio, fino a diventare parlamentare europeo, primo eletto con 103 mila preferenze nella circoscrizione sud. A Strasburgo è capogruppo dellUdc e membro di alcune commissioni della Ue. Davvero un bellalbum, con una sola pagina scura.
Era il marzo del 1993 e i magistrati romani tentarono darrestarlo per una presunta mazzetta autostradale di 600 milioni in Sardegna. Cesa sparì, poi si consegnò qualche giorno più tardi. Al processo, nel giugno 2001, venne condannato insieme allex ministro dei Lavori pubblici Gianni Prandini a tre anni e tre mesi di carcere per corruzione aggravata, ma un anno dopo la corte dappello annullò la sentenza. Alla fine Cesa fu prosciolto in quanto il reato era caduto in prescrizione.
Ora prende le redini del partito e assicura una gestione di continuità. Considerato l«anello di congiunzione» tra Casini e Follini, Cesa seguirà «la linea dellultimo congresso». Tradotto, significa sì alla riforma elettorale proporzionale «senza se e senza ma», no e poi no a un ritocco della par condicio, nì alla salva-Previti. «Sullex Cirielli - spiega - le nostre opinioni sono controverse. Garantisco comunque che coinvolgerò tutti per trovare una linea comune su questo problema».
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