Gian Piero Scevola
da Milano
Roberto Mancini deglutisce amaro: il pareggio con la Samp equivale a due punti persi e, soprattutto, allennesima prestazione insoddisfacente. Ma il tecnico jesino non ci sta. «Abbiano avuto tante occasioni, con palle fuori di un soffio ed è stato bravo Castellazzi a parare tutto», afferma il Mancio. «La squadra ha fatto bene, benissimo, non ho proprio niente da dire sul comportamento dei giocatori. Certo che, con la Samp in vantaggio, abbiamo rischiato in contropiede di prendere un altro gol, ma abbiamo creato così tanto che non potevamo restare a mani vuote. Ecco, forse avremmo dovuto essere più cinici sotto porta». E proprio sul gol dei doriani, Mancini ha qualcosa da dire: «Per me il rigore non cera, anzi, dico che larbitro ha diretto davvero male perché ha tenuto due diversi metri di giudizio, ovvero ha dato giudizi diversi su occasioni simili, penalizzando sempre i nostri attaccanti. Perché sul rigore, Cordoba è in vantaggio sul pallone e viene ostacolato e quindi il fallo era per noi».
Arbitro negativo che ha anche annullato due gol ai nerazzurri e anche qui qualcosa non garba a Mancini: «Sul primo Vieira arrivava da dietro, sullaltro non mi sembra che Adriano abbia spinto più di tanto. Due gol annullati, nove - dieci occasioni, non potevamo fare di più. Anche perché tanti giocatori non sono ancora al meglio della condizione. Quelli che hanno fatto il mondiale sono arrivati dopo e quindi sono in ritardo di preparazione, altri invece sono più avanti e la differenza in campo si sente. Dobbiamo migliorare fisicamente, anche perché giochiamo ogni tre giorni e quindi abbiamo bisogno di dosare le forze. Noi siamo unottima squadra, ma ce ne sono anche altre».
A una difesa che prende 7 gol in 4 gare, corrisponde un attacco non così produttivo come si sperava, malgrado i pezzi da novanta. «Crespo e Ibrahimovic, quelli attualmente più in condizione, sono insieme da poco e quindi suscettibili di miglioramento. Come anche Adriano e io vorrei tanto poter giocare con i tre attaccanti, ma è difficile, se non impossibile vederli insieme, perché occupano gli stessi spazi. Insomma, una soluzione improponibile».
Mancini è teso, il volto è tirato e arriva al punto di battibeccare con la stampa quando si accenna ai continui cambiamenti di formazione e al modulo tattico che non è mai lo stesso. «Certo», continua stizzito il tecnico, «a Lisbona abbiamo giocato col rombo per permettere a Figo di dare qualità e di non sfiancarsi avanti e indietro sulle fasce. Gli anni del portoghese sono 34 e si sentono. Altre volte ci sono stati i quattro centrocampisti in linea, ma sostanzialmente non cambia niente. Se poi Cambiasso si infortuna, che posso farci. Io non cambio niente, la mia linea è questa». Ma qualcosa cambia, eccome: Toldo si è accomodato in panchina e tra i pali è tornato Julio Cesar. «È una scelta definitiva», precisa Mancini. «Il titolare ora è Julio Cesar, Toldo ha fatto la sua parte, ma tra i pali ci va il brasiliano». Una bocciatura che Toldo non ha preso bene e che lo relega tra le riserve.
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