Appiano Gentile - L’atmosfera non è da rissa, piuttosto da ressa fuor dei recinti. La gente nerazzurra chiede firme, parole, sorrisi, voglia di vincere dopo una delusione. Uno striscione appeso ai cancelli di Appiano riassume tutto: avete onorato la maglia. Lo avrà letto anche Moratti che ieri si è presentato per mantenere una tradizione e per mandare l’Inter in ebollizione. «Non ce n’è bisogno», fa intendere Mancini. «La delusione è passata. La delusione dura 24 ore quando si fa un campionato come il nostro».
Inter di nuovo pronta allo scatto, qualcuno è un leone in gabbia, qualche altro dovrà essere meno compassato. La presenza di Ronaldo manderà in ebollizione i tifosi, più che ex compagni e conoscenti. Il derby di Mancini non è, e non vuol essere, contro Ronaldo. Spera che la squadra lo segua. «Rispetto a qualche mese fa, il Milan si sta riprendendo: ha un Ronaldo in più. E Kakà che sta meglio di tutti in assoluto. Bisognerà stare molto attenti». Kakà, più di Ronaldo, è il giocatore che ha fatto spalancare gli occhi della gente nerazzurra. Classe pura, dicono quasi per sprezzare quell’altro. Mancini la vede da tecnico: «È stato un grande campione ed è ancora un grande campione. Ma capita che i giocatori cambino squadra». In certe cose l’allenatore è interista più integrato di tanti altri. In questo caso ha insegnato al suo presidente come andava trattato quello che per tutti è traditore oggi più di prima.
Ma ora è derby. Con quali facce? «Loro saranno un po’ più felici», pensa Mancini. «Ma non credo che noi ci porteremo dentro la delusione. Giochiamo per vincere, per migliorare la classifica e tener lontana la Roma. Non per altre stupidaggini». Sbrigativo, incisivo come vorrebbe che l’Inter fosse questo pomeriggio. L’allenatore ha rimodellato la squadra senza scostarsi troppo da quella di Valencia: assolta nella gran parte. «Se non abbiamo vinto non è colpa di uno o dell’altro. Ibra ha tentato qualcosa, ma non può decidere tutte le partite ogni tre giorni. Non credo di essere uscito perché Burdisso ha giocato a centrocampo. In verità il Valencia ha fatto poco per passare il turno. Noi dovevamo stare più attenti all’andata. Il Valencia è una squadra fastidiosa, non gioca ma specula e sfrutta gli errori avversari. Dovevamo essere più furbi». Fatto il mea culpa e assodato che il Milan ha avuto «Un turno più semplice rispetto al nostro», Mancini chiude il capitolo Europa con una battuta: «La mia favorita per la Champions? Ovviamente il Valencia». Anzi, la tentazione sarebbe quella di ripresentare a San Siro la stessa squadra di martedì notte. «Ma non ci sarà Maicon. E a destra ho solo Burdisso o Zanetti». Nonostante il naso gonfio dovrebbe toccare a Burdisso. «È un lottatore, non si tirerà indietro».
Un derby da rigiocare sfogliando il film dell’andata. Inter avanti facile, poi tutto sul filo del batticuore dopo l’espulsione di Materazzi: 4-3 che valeva il prezzo del biglietto. Stavolta il Milan promette di essere meno svagato e l’Inter dà la sensazione di sentirsi più incatenata a qualche problema di forma e all’assenza di qualche uomo che conta. Inter che non perde da 34 incontri ufficiali. Ma per ora anche i rossoneri non se la passano male, essendo imbattuti da 15 partite.
Sfida da tira o molla. Il Milan deve vincere per problemi di classifica, l’Inter deve tornare a vincere per migliorare il morale. «Ma non ci si riscatta con una partita o vincendo un derby», ha messo in chiaro Mancini. Partita per dimenticare la rissa di Valencia. L’Inter conosce le proprie colpe. Però la Melandri ha indispettito tutti. E Mancini conferma: «Non è stata la prima e non sarà l’ultima rissa che vedremo. Non ci sono solo gli italiani. Tutto il mondo è paese.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.