da Milano
Dopo un pranzo sontuoso è il cannolo che rischia di andare di traverso all'Inter. Quattro gol bellissimi in 75 minuti da squadra padrona del campionato. Poi un quarto d'ora «pazzesco». «Gli ultimi 15' sono da perfetto manuale della follia collettiva» commenta Roberto Mancini. «Abbiamo avuto un calo di concentrazione totale - è il giudizio di chi ha sofferto a bordo campo -. Può succedere quando si vince con quattro reti di scarto, ma non ci si deve rilassare in questo modo. Li abbiamo lasciati giocare, mentre fin lì eravamo stati bravi a limitare ogni iniziativa del Chievo. Peccato, perché la difesa meritava di chiudere la partita senza subire gol». Disattenzione, sì, ma anche qualche cambio avventato. Mancini non si nasconde dietro al black-out nervoso: «Anch'io ho le mie colpe. Forse con quelle sostituzioni e qualche giocatore fuori posizione ho favorito il casino. Ho sbagliato».
Hernan Crespo, «el hombre del partito» nerazzurro, terzo gol in quattro giorni, si tiene strette le cose buone. «Si è trattato solo di un black-out che non deve più succedere. In Italia 10 minuti di disattenzione non puoi concederli a nessuno. Ma io guardo al bicchiere mezzo pieno. Per 80' la gente si è divertita, poi abbiamo chiuso in perfetto stile Inter».
Sotto la lente della critica da un paio di mesi, anzi, da quasi un semestre (mondiali e vacanze inclusi) ieri Adriano ha ricevuto tutto l'affetto di San Siro. Cori e ovazioni a ogni buona giocata. Il brasiliano è apparso in ripresa anche se non è ancora ai livelli devastanti del passato. Il partner di giornata lo promuove, dopo averlo ringraziato sul campo con un abbraccio speciale per l'assist del quarto gol: «Mi ha dato una palla bellissima - dice Crespo -. Ha giocato un'ottima partita, mettendo in mostra dei numeri alla Adriano. Abbiamo bisogno di lui come di tutti. Adesso qualcun altro sta meglio di lui, ma abbiamo bisogno di tutti. Durante la stagione ognuno di noi deve arrivare al top: la rosa è ampia, sfruttiamola». Anche dall'allenatore parole dolci per il brasiliano: «L'ho visto meglio - sottolinea -. Positive soprattutto le azioni di forza e in progressione».
Mancini si lascia andare a un giudizio tecnico sul suo perno di centrocampo: «Dacourt anche oggi ha giocato benissimo nonostante una botta al ginocchio rimediata in allenamento. Ma lì in mezzo siamo in emergenza e Olivier deve giocare». Bacchettata per Stankovic: «Gli ho tirato le orecchie. Ha sbagliato a togliersi la maglia. È vero, segna ogni tanto, ma i campioni non si tolgono la maglia. E poi con le qualità che ha potrebbe far gol una partita sì e una no, sono due anni che glielo dico».
Il primato in classifica non smuove il tecnico: «Ma se mercoledì sera ho rischiato di restare a Roma. Volevate esonerarmi in caso di sconfitta. Non mi esalto per un primo posto. Non si possono dare giudizi definitivi al termine di ogni gara». Giudizi definitivi (e molto pesanti) su due questioni d'attualità. Le telecamere a bordo campo e le frasi dell'arbitro De Santis. «Non è possibile che le telecamere stiano a un metro. Durante una partita i momenti di nervosismo ci sono, ma finiscono lì. Non è possibile farne un caso ogni volta. Così noi allenatori non possiamo lavorare».
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