Mentre il capo della polizia Antonio Manganelli (nella foto) ripensa al ruolo dei vigili urbani, quella odierna sarà una giornata di perizie balistiche per la difesa di Alessandro Amigoni , il vigile accusato di omicidio volontario per aver sparato e ucciso un cileno di 28 anni dieci giorni fa. Il suo legale, Gian Piero Biancolella ha spiegato che i risultati delle operazioni tecniche sulla pistola, la Beretta 92 usata da Amigoni, verranno incrociati con quelli della perizia microscopica e della perizia balistica.
Sempre a proposito di rilievi balistici, quelli che il pm Roberto Pellicano ha ordinato al perito della polizia scientifica Dario Radaelli, saranno depositati venerdì, ma la sintesi non è un mistero da almeno qualche giorno: secondo quegli accertamenti il vigile avrebbe sparato da distanza molto ravvicinata. Lunico colpo esploso dal vigile urbano Alessandro Amigoni contro il ventottenne cileno, Marcelo Valentino Gomez Cortes, dal basso verso lalto, avrebbe coperto una traiettoria lunga non più di tre metri.
Un particolare, questo, che lavvocato Biancolella definisce «almeno per il momento, completamente destituito di fondamento». E che se, invece, risultasse vero, dipingerebbe il fatto come una sorta di esecuzione: il vigile avrebbe sparato, infatti, alla spalla sinistra di un ragazzo che, uscito dallauto per fuggire, risultava (stando alle dichiarazioni di almeno uno dei colleghi di Amigoni) abbastanza lento e che perciò poteva essere raggiunto facilmente.
Contro Amigoni le dichiarazioni rese dai tre colleghi del nucleo anticontraffazione e antiabusivismo che erano con lui quel pomeriggio di lunedì 13 febbraio: Massimo D. Z., Nicola C. e Piero R. Sentiti dal pm Pellicano, infatti, i tre uomini della polizia locale hanno infatti confermato che Amigoni non ha mirato per uccidere. Tuttavia nessuno di loro è stato in grado di fare supposizioni utili per giustificare in qualche modo la decisone che ha spinto Amigoni a premere il grilletto.
Il vigile, davanti al pm, ha dichiarato di aver mirato a un terrapieno. E per lui ora si profila una richiesta di processo in rito immediato. La decisione lo porterebbe ad affrontare il dibattimento o, in alternativa, il rito dellabbreviato.
Intanto ieri a Roma il capo della polizia Antonio Manganelli, nel corso di unaudizione alla commissione Affari costituzionali della Camera, ha commentato il caso del cileno ucciso a Milano dalla pistola di un agente della polizia locale.
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