Mangia solo patate fritte: morto a 20 anni

Stroncato da una grave forma di cirrosi epatica. Si era sempre rifiutato di assaggiare qualsiasi altro alimento

Erica Orsini

da Londra

Morire a vent'anni di patatine fritte. Perché a volte, la dieta malsana uccide quanto l'inedia. Scott Martin era un ragazzo inglese che per tutta la sua breve vita non ha mangiato altro che tre cose tre. Patatine fritte, toast imburrati e fagioli in scatola con la salsa. Se si vuole, la classica colazione anglosassone, ripetuta all'infinito. Scott non voleva inghiottire null'altro, né frutta ne verdura, nessun altro tipo di alimento. La pasta gli era sconosciuta così come il pesce o la carne. Ma una dieta di questo genere, così sbilanciata, nel giro di poco tempo gli ha procurato una grave malattia, la cirrosi epatica, una forma di epatite autoimmune. Patologia rara, soprattutto in persone così giovani, fa si che il sistema immunitario attacchi le cellule del fegato.
Il sangue di Martin era diventato così fluido che rischiava di morire dissanguato continuamente. Il pericolo di un'emorragia era diventato un incubo costante per il giovane e la sua famiglia. A Scott la malattia venne diagnosticata un anno fa. Quando nel maggio del 2005 un medico di Newcastle disse alla famiglia Martin che il figlio soffriva di cirrosi epatica I parenti trasecolarono. «Il nostro ragazzo non è mai stato un bevitore - ha raccontato ai giornalisti ieri la sorella Gail che l'ha assistito nei suoi ultimi mesi di agonia - poi ci hanno spiegato che la cirrosi può venir provocata anche da alcune forme di malnutrizione e allora abbiamo subito capito. Scott non ha mai voluto variare la sua dieta. Mangiava solo le patine fritte di McDonald’s, un tipo speciale di pane da sandwich e raramente fagioli in scatola, ma soltanto di una marca». La sorella ha anche raccontato che all'inizio il fratello non sembrò prendere sul serio la diagnosi del medico. Quando alla fine gli venne detto che stava andando incontro una morte sicura e che l'unica cosa che poteva salvarlo era un trapianto di fegato, rimase terrorizzato dall'idea di un'operazione e si rifiuto' di farla.

«Ci recammo insieme da una dietologa - ha spiegato ancora Gail Martin - che gli diede una lunga lista di integratori alimentari, ma a Martin non piacevano. Tentò di buttare giù quei beveroni, ma dopo un po' smise disgustato. E riprese a mangiare come aveva sempre fatto».

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