Mano tesa del premier ma il leader Udc medita uno strappo

Palazzo Chigi: «Mai attaccato gli alleati». Però sulla legge ex Cirielli si respira tensione

Gianni Pennacchi

da Roma

Sarà questo, il gran giorno di Marco Follini? Avanzava ieri sera nel chiostro dell’ex convento di vicolo Valdina, il segretario dell’Udc, ed ha affrontato con calma e sicurezza la muraglia mediatica, tv microfoni cronisti in massa, pronta a sommergerlo. Col sorriso dei giorni sereni, ha scandito il messaggio ben ponderato e già pronto, col veleno a chiusura: «L’Udc si è battuta e si batte per un centrodestra più moderato di quello che s’è visto finora: è un’opinione scomoda, che a qualcuno dà fastidio. Spiace che dalle parti del presidente del Consiglio muovano attacchi mediatici e politici nei nostri confronti. Attacchi, che naturalmente non ci fanno cambiare idea».
Harry Potter dunque non desiste, lo scontro continua. E quando poco dopo è giunta la replica di Palazzo Chigi, una nota amichevole e ironica, Follini l’ha ignorata. «Dalle parti del presidente del Consiglio», puntualizzava il sottosegretario Paolo Bonaiuti portavoce del premier, «non è mai stato mosso il minimo attacco mediatico neanche contro gli oppositori, figurarsi contro un alleato! Ci dispiace sinceramente che l’onorevole Follini sia stato oggetto di articoli di stampa non favorevoli, ma lo invitiamo da amici a riflettere su quanti attacchi interni e anche esterni abbia subito il presidente Berlusconi senza batter ciglio». Niente da fare, il segretario dell’Udc s’è sottratto alla gara del San Sebastiano per infilarsi nella saletta del Cenacolo a dibattere di «politica della compassione» - si presentava appunto il libro di Fabrizia Abbate, L’occhio della compassione - e spiegare che «la politica è una procedura», dunque è «passione fredda» e lucida. Anche uscendo, invece di tornare al tema ha preferito una frecciata per il ministro Roberto Castelli, sottolineando «la fretta» con cui si vuol fare la legge ex Cirielli. Un avvertimento?
Tant’è che alle 10 odierne son convocati i deputati Udc per decidere il da farsi proprio su quella legge. Con Follini, ovviamente. Il quale già in passato, nella solennità dell’aula, ebbe a dire che il suo partito votava la Cirielli «tappandosi il naso», unicamente per «senso del dovere» e per «rispetto dei vincoli di alleanza». Nelle critiche, il segretario aveva con sè e sinceramente l’intera Udc. «Dunque, se vuol dare la spallata gli conviene farlo sulla Cirielli», prevede un postdemocristiano di lunghe vedute, «piuttosto che attendere la bocciatura del voto di preferenza nella nuova legge elettorale». La «spallata» nel senso di votar contro la Cirielli motivandolo «nella sostanza», ma di fatto mettendo in crisi il governo? «Be’, dalla riunione potrebbe uscire anche una spallatina temporeggiatrice: chiedere cioè che prima della Cirielli venga messa al voto la nuova legge elettorale», è la risposta.
Lo si capirà vedendo la camicia indossata da Follini: se è a righe rosse, vuol dire che il dado è tratto, si va alla guerra. Ieri sera aveva una camicia azzurrina, segnale di attesa e tranquillità. Fan mostra di aver la situazione in pugno e sotto controllo i folliniani, come se misurarsi oggi sull’ex Cirielli o tra una settimana sulla riforma proporzionale (divenuta per loro «una truffa» se non ci son le preferenze) non faccia molta differenza. Son convinti infatti di aver la maggioranza del partito col segretario, nel suo strenuo rifiuto della leadership berlusconiana e nella rottura con Pier Ferdinando Casini. Però ieri - segno di incertezza? - s’è registrato il via alla conta, con svariati maggiorenti e segretari regionali a dichiarar pubblico sostegno a Follini: vai col toscano, il sardo, il lombardo, pure il segretario giovanile sta con lui.

Tutti in democristianese ovviamente, anche Carlo Giovanardi e Rocco Buttiglione che invece richiamano Follini agli impegni concordati. In democristianese, se Bruno Tabacci ora dichiara di «non credere al complotto mediatico», vuol dire che si rende equidistante tra Follini e Casini, sta guardando con attenzione all’ipotesi di Mario Baccini segretario.

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