Manovra, i conti di Padoa-Schioppa non tornano

Il ministro aveva chiesto 21 miliardi di risparmi invece si trova richieste per altri 30. E le stime sul Pil 2007 calano sotto l’1,9%. La legge di bilancio per il prossimo anno è ancora in alto mare. L’obiettivo di via XX Settembre è una Finanziaria "leggera", intorno ai 12 miliardi

Manovra, i conti di Padoa-Schioppa non tornano

Roma - Ma almeno sull’Ici prima casa, il governo Prodi riuscirà a dare un pur timido segnale di riduzione fiscale? Del possibile taglio dell’imposta sulla casa si è incominciato a parlare nell’incontro di ieri, a Palazzo Chigi, fra il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, e una delegazione dei sindaci. Questi ultimi hanno chiarito: attenzione, il gettito dell’Ici è fondamentale per garantire i servizi ai cittadini, e dunque per ogni riduzione dell’imposta i Comuni chiedono al governo una compensazione. Propone Leonardo Domenici, presidente dell’Anci: «Ciò che viene pagato per l’Ici dai cittadini potrebbe essere detratto dall’imposta sui redditi».

In questo modo, secondo Domenici, i Comuni mantengono le entrate da Ici e i cittadini pagano meno tasse. Ma il sindaco di Milano, Letizia Moratti, avverte: tutto si può fare, ma niente imposizioni dall’alto, «il governo rispetti l’autonomia dei Comuni».

Il taglio dell’Ici sulla prima casa, confermato anche dal sottosegretario all’Economia Mario Lettieri, potrebbe costare un paio di miliardi di euro di minori entrate. Per soddisfare la sinistra radicale, Padoa-Schioppa e Visco dovrebbero anche concedere sgravi fiscali alle famiglie a basso reddito (compresi i cosiddetti «incapienti», cittadini dal reddito così basso da non poter usufruire di sconti fiscali perché già esenti da tassazione) per altri due miliardi o poco più. Il menù fiscale della manovra 2008 non dovrebbe discostarsi molto da queste due voci. Prodi ha chiesto al suo ministro dell’Economia di evitare che il 2008 si chiuda con un nuovo aumento della pressione fiscale, cosa assai probabile visto che la crescita del Pil sarà inferiore alle previsioni. La maggioranza, sul fronte fiscale, si agita molto: sa di dover dare un segnale al Paese, pena un’impopolarità crescente. Walter Veltroni sostiene che «due o tre cose si possono fare subito: lo scambio fra riduzione dell’Ires (l’imposta sulle società) e taglio degli incentivi; il forfeit fiscale per le piccole imprese; l’aiuto alle famiglie con figli». Insiste sull’Ici, invece, il capogruppo dell’Udeur alla Camera, Mauro Fabris: «L’impegno, ribadito nell’ultimo Dpef - spiega - è di ridurre la pressione fiscale a fronte dell’aumento delle entrate; e bisogna cominciare dall’Ici, come è stato deciso nell’ultimo vertice di maggioranza a palazzo Chigi».

Il centrodestra è però certo che le tasse non diminuiranno nel 2008, tutt’altro. Gianfranco Fini lo dice apertamente: «Prima, Prodi prometteva: ridurremo le tasse. Adesso dice che non le aumenterà.

In realtà - osserva il leader di An - basta leggere il Dpef per pensare che cresceranno». E Umberto Bossi parla a Radio Padania di «Roma che ci tratta come schiavi. La capitale - spiega - vuole che il Nord paghi; ma se la Lombardia chiude i rubinetti, l’Italia è finita in quindici giorni».

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