Una mareggiata a Ostia blocca il fondo: rinviato

Dicono che tre sia un numero perfetto. Anche per Tania Cagnotto. Tre medaglie d’oro agli ultimi europei di tuffi, medaglia di bronzo nelle ultime due edizioni dei mondiali, sempre dal trampolino di tre metri, tre in famiglia (lei, mamma e papà) che hanno passato una vita tra piscina, trampolino e piattaforma, appunto tre ragioni di vita per una famigliola così sportiva. Ed è un triplo salto e mezzo il tuffo con il quale Tania conta di fare a spallate con le cinesi. Oggi tocca a lei, parte dal trampolino di un metro che non è proprio il suo preferito. E con Tania si tuffa l’Italia delle donne verso le speranze in rosa.
La vie en rose di questa Italia del nuoto è già segnata nei sogni. Sarà da vedere il risveglio. Tania immagina la gara perfetta, ci vorrà un’impresa, ma questo sembra il destino delle ragazze in acqua. Da Federica Pellegrini a Tania Cagnotto, dalle tigri del Setterosa ad Alessia Filippi. Sfogliando la margherita dei desideri meglio credere alle ragazze terribili: ieri sera la Pellegrini ci ha mostrato il suo lato sexy e la sua faccia di rappresentanza, poi toccherà alla vanità sportiva. Oggi Tania proverà a toglier di dosso al mondo suo la delusione per il quarto posto dei fratelli Marconi. Con lei ci sarà Maria, la terza dei Marconi, che non potrà suonare la riscossa della famiglia, ma ci sarà.
Il mondo in rosa del nostro nuoto è meno volubile di quanto vorrebbe la specie: garantito che non tradiranno. Tania Cagnotto ha fatto scorta di medaglie in questi anni di salti tra acqua e vuoto: undici tra mondiali ed europei (5 ori agli europei). Le manca quella olimpica, ma le resta Londra per chiudere il conto. La sua corona sono i due bronzi mondiali conquistati a Montreal e Melbourne. È la prima donna nostra dei tuffi ad arrivare così lontano e così in alto. Dice di aver la freddezza di papà. Non pensa ai costumi. «Nella mia specialità non ce n’è uno che possa farti eseguire meglio il tuffo». Ha per compagne solo la testa e la tecnica. Sempre sola con se stessa e con il suo nome che, in qualche modo, pesa. «Ma per vincere non conta». Oggi la prima. Domani coccolerà il trampolino delle sue speranze: tre metri come quel numero portafortuna.
Oggi toccherà anche alle tigri della pallanuoto: tutto cominciò proprio a Roma, ai mondiali 1994. L’Italia, legata al Settebello, ha cominciato a fare il filo a queste ragazze affidate a quello stravagante domatore che si chiamava Pierluigi Formigoni. Quindici anni fa fu bronzo, poi di tutto e di più: l’oro europeo, due ori e un argento mondiali, l’oro olimpico di Atene fino all’argento degli europei del 2006. Una squadra che ha vinto tutto ed ora vuol ricominciare la scalata. Il portiere del ’94 adesso sta in panchina come team manager. Il tecnico di oggi, Roberto Fiori, è quello del pre-Formigoni. La vecchia guardia ha dato il sciogliete le righe con il sesto posto ai Giochi di Pechino. Resiste Tania Di Mario, la ragazza delle palombelle che giocherà davanti al suo pubblico, lei romana e romanista. È l’icona della seconda generazione del Setterosa. E con lei Silvia Bosurgi ed Elena Casanova, colosso genovese, il bomber di riferimento. Se saran palombelle...
Il cammino della riscossa comincia con loro, in attesa della Pellegrini e della Filippi e, magari, di farci sorprendere dalla bravura di Ilaria Scarcella, peperino genovese che nuota una rana da predestinata. Senza dimenticare le ragazze del sincro che forse non vinceranno niente (ieri seste nelle eliminatorie), ma tra paillettes, lustrini e musica malinconica o romantica, attirano gli occhi e non solo per un fatto estetico.

Ci sono quadri disegnati nell’acqua e loro, azzurre o no, non ti fanno staccare gli occhi. Le medaglie non contano, vale solo il gusto del bello. E dell’armonia. E ieri a Roma il tifo era quasi da stadio. I soliti elefanti in cristalleria. Ma stavolta ben accetti.

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