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Marika, ragazza jet senza patente a 17 anni sogna la Formula uno

Il negozio del papà, un po’ di palestra, scuola d’inglese: «Penso solo a vincere, vado forte, Schumacher non m’incanta»

Gianpaolo Palazzo

Donna, asso del volante a soli 17 anni: Marika Diana in pista sa farsi rispettare. Chiedetelo ai suoi colleghi maschi della Formula Ford 1800, che di polvere ne mangiano. Romana di Colleferro, Marika non si monta la testa: «Vita normale: l'anno prossimo frequenterò regolarmente il quinto anno da perito elettronico».
Promossa sulla pista e anche a scuola, ma quali sono i suoi interessi?
«Tre volte la settimana vado in palestra, lavoro nel negozio di mio padre, che significativamente si chiama MarikaKart e insegno la guida ai bambini. Mi piacciono i film d'avventura o d'azione ed affitto 2 dvd al giorno».
Quali altri sport segue?
«L'equitazione sin da piccola, ma mi attira anche lo sci».
Ha vinto le prime tre gare di fila della Formula Ford 1800: Binetto Magione, Misano. Vuole fare subito il poker domani a Monza?
«Voglio continuare a vincere per avere un vantaggio superiore in classifica. Sarei più tranquilla».
In gara sfiorate i 300 orari. Che cosa si prova ad essere la più veloce italiana al volante?
«È un'emozione indescrivibile. Sono l'unica italiana perché Danica Patrick è americana».
Spinge il piede sull'acceleratore, ma lo fa con prudenza?
«Tengo molto alla sicurezza e alla macchina. Non entro al primo turno con la voglia di strafare. Studio molto il circuito, scaldo le gomme, controllo i freni. Se vinco è perché bado molto a queste cose. Mi capita spesso che al primo turno della mattina non faccia tempi eccezionali. Allora gli avversari pensano che per me sia una giornata storta, al secondo turno li stacco di un secondo».
Andare piano nei primi giri è anche una tattica?
«È una strategia per non farli spingere di più in gara. In realtà lo faccio per testare il motore e per non giocarmi la macchina».
La sua aspirazione è la Formula 1, diventare la nuova Giovanna Amati. Pensa di farcela?
«Non ne sono sicura, ma l'anno prossimo gareggerò in Formula 3. Vorrei anche fare la 24 ore di Le Mans, o la Formula Indy in America. Mi piacerebbe gareggiare in qualche pista che ha l'ovale».
Schumacher e gli altri piloti di Formula 1 le sono simpatici?
«Ho sempre pensato che Michael è un pilota molto forte. Quest'anno un po' mi ha stupito. Ho capito che se non ha la macchina performante non sta davanti. Quest'anno primeggiano altri piloti come Fisichella e Trulli, che mi piacciono molto».
La chiamano lady Romana, lady Diana, addirittura «polegirl». Quale di questi appellativi rispecchia meglio il suo carattere?
«L'ultimo sicuramente, perché l'aspirazione è quella di vincere e di migliorarsi. Quando salgo in macchina penso solo a vincere. Devo essere la più forte, la più agguerrita, devo gestire io la gara».
A 17 anni lei è ovviamente senza patente, ma in pista va come un razzo. In città come si muove?
«Con una mini-macchina o con il motorino».
È spericolata?
«Quando posso metto la musica e accelero un po'».
È stata in Inghilterra per migliorare l'inglese. A che cosa punta?
«Devo perfezionarlo per le interviste e perché già in Formula 3 molti meccanici lo parlano».


L'inglese c'è, la fame di vittoria pure, Schumacher fatti più in là.

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