Roberta Bottino
Chiarezza e rispetto dei patti, questi sono i binari sui quali la locomotiva verde della Lega Nord promette di continuare a viaggiare. «Abbiamo combattuto insieme tante battaglie - dice il ministro del Welfare Roberto Maroni, in visita nel ponente ligure -, sempre nel segno della chiarezza». Sì o no, bianco o nero, questo - insiste - è ciò che contraddistingue il popolo del Carroccio. Le vie di mezzo, il mettere un piede in due scarpe è invece il gioco preferito della sinistra. Il ministro in occasione dellincontro organizzato dal padre fondatore della Lega Nord in Liguria Bruno Ravera assieme al segretario provinciale di Savona Andrea Bronda, non si risparmia nel lanciare frecciate nei confronti degli «amici delle Coop» . «Far vincere la sinistra - continua Maroni -, vorrebbe dire tornare indietro ai tempi in cui non esistevano controlli», e racconta un aneddoto risalente al lontano 1994, quando per pochi mesi egli stesso fu ministro dell'Interno. «Ero il primo ministro non democristiano in quellincarico - racconta - e quando arrivai tutti mi guardarono come se fossi un alieno. Verde però lo ero. Allora esisteva un fondo per la sicurezza. Chiesi spiegazioni e mi fu detto che cento milioni di vecchie lire venivano dati al ministro che li poteva spendere come meglio riteneva. Chi controllava se questo denaro venisse utilizzato effettivamente per scopi di sicurezza? Nessuno. Io ai tempi questi soldi li utilizzai per aiutare degli imprenditori di un'azienda che era stata mandata in rovina dalla mafia. Vi porto questo esempio per dire ai signori della sinistra che prima di fare la morale a quelli della Lega dovrebbero guardarsi tutti allo specchio».
A questo punto Maroni ringrazia Silvio Berlusconi per la lealtà con cui ha mantenuto l'impegno preso con Umberto Bossi. «Ha convinto anche l'Udc a votare la devolution» aggiunge il ministro. L'obiettivo futuro che la Lega si prefigge di raggiunge è il federalismo fiscale. Porta l'esempio della Spagna: «Il sistema è stato cambiato, così le tasse che si pagano in Catalogna rimangono in Catalogna». Dopo, Maroni consiglia di recarsi in Svizzera per respirare un po' di federalismo. «Abito a dieci chilometri dalla Svizzera e quando sono un po' giù vado lì, poi torno in Italia felice». Maroni racconta anche dell'incontro con Raffaele Lombardo, il leader del partito autonomista siciliano e nuovo «alleato» della Lega Nord. «L'alleanza tra partiti autonomisti è possibile perché tutti e due vogliamo la riforma dello Stato». «Padroni a casa nostra» grida il popolo del Carroccio.
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