Milano - Tutti la cercano, tutti la vogliono. Difficile
parlare con Antonietta Di Martino, la
29enne di Cava de’ Tirreni che trasforma
la velocità in elevazione, la rincorsa in stacco,
scavalcando 203 cm lei che è alta 169.
Negli ultimi venti giorni ha battuto due volte
il record italiano dell’alto. E adesso, vacanza?
Macché. C’è un meeting di salti in
Svezia. Da dove Antonietta si racconta.
Il telefono è sempre occupato...
«Questo mese ho rilasciato interviste a decine.
Prima, una decina in tutta la vita».
Tante attese inquinano la gioia?
«Non credo ma lo scoprirò in pedana. Io
offro ciò che posso: se un giorno sono da
1.95, salto 1.95. Se un giorno sono da
2.03...Mail piacere è intatto. Ho fatto troppi
sacrifici per arrivare fino a qui».
E domenica «si sentiva» da 2.03?
«Non mi aspettavo il primo record, figuriamoci
il secondo. Raccolgo i frutti di un anno
di lavoro, anche sulla forza mentale contro
lo stress da gara. La tecnica funziona
ma non è stabile davanti a simili misure e
questo spiega i due record arrivati al terzo
tentativo. Dovevo calibrare il salto».
Quanto è costata la gloria di oggi?
«Due gravi infortuni, al bicipite femorale e
alla caviglia. Mi dissero di dimenticare lo
sport ma davanti a gente con problemi di
salute ben più seri mi sono detta: “riprovaci,
senza ansie”. Ho trovato più coraggio.
La fede ha aiutatomecome molti altri atleti
che magari non lo dicono. Prego? Non
necessariamente prima di gareggiare».
Sacrifici fuori dalla pedana?
«Molti amici lavorano, vivono al Nord. E
poi non sono una che stacca il venerdì sera.
Non ho certe libertà».
Quando ha scoperto questo sport?
«A 12 anni, amavo correre e saltare e infatti
ai Giochi della Gioventù ero ostacolista.
Poi sono passata all’eptathlon, che mi resta
nel cuore ma ho patito troppi infortuni».
La sua giornata tipo?
«Salti al mattino o al pomeriggio, a Salerno,
palestra, esercizi specifici. Tempo libero?
Tv, libri. Colleziono angeli di ogni materiale.
Non studio più (è stata iscritta a Economia
e Scienze Motorie, ndr). Io le cose le
faccio bene. O non le faccio».
Si vive di atletica?
«Io sì, grazie alle Fiamme Gialle, che non
mi hanno abbandonata quando nessuno si
ricordava di me».
Da 20 anni il record mondiale è 2.09...
«Non credo di batterlo».
Ad agosto ci saranno i mondiali.
«Comincia il bello. Non è vero che sono
entrata in forma troppo presto, non smetto
di allenarmi».
La ginnasta iridata Vanessa Ferrari ha
ottenuto una nuova palestra nel bresciano.
Lei chiederà una nuova pista a Cava?
«So già che non ci sono i soldi. Ma spero
facciano almeno la pedana».
Il Sud, dice l’Istat, è la zona d’Italia con
meno sportivi.
«Nel Nord ci sono strutture migliori e più
mentalità.Manoi ci arrangiamo.E i ragazzi,
al campo, io li vedo».
C’è qualcosa di cui ha paura?
«Paura? Cerco di non averne. Affronto i problemi. Ci vado contro». Come ci si sente, a volare?
«È un’emozione speciale ma non così difficile da provare. Molte persone hanno talento e non ci credono».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.