Martone: «Metto in scena il Leopardi più ironico»

Martone: «Metto in scena il Leopardi più ironico»

«Ne' miei dialoghi, io cercherò di portare la commedia a quello che finora è stato proprio della tragedia cioè i vizi dei grandi, i principî fondamentali della calamità e della miseria umana, gli assurdi della politica, le sconvenienze appartenenti alla morale universale e alla filosofia...». Così il ventisettenne Giacomo Leopardi, autore tra il 1824 e il 1832 di ventiquattro Operette Morali - testo visionario di grande forza filosofica e politica sui grandi temi dell'esistenza umana sotto forma di dialoghi - spiega la sua idea di scrivere dei dialoghetti satirici alla maniera di Luciano, commentatore del tempo e di tentar di risolvere il problema insoluto con la «drammatica», ovvero la scrittura teatrale tradizionalmente intesa. Restituite alla dignità di una (ri)lettura critica fuori dalle aule scolastiche e valorizzate anche per la loro contemporaneità tematica e filosofica, pervasa da un «vagheggiamento» di etica condivisa, le Operette Morali di Leopardi inscritte nel programma delle celebrazioni dello scorso anno per l'Unità d'Italia, sono entrate dalla porta principale in teatro e accolte con grande successo al Teatro Gobetti di Torino con la regia di Mario Martone, direttore del Teatro Stabile di Torino. Oggi, dopo la calda accoglienza all'Istituto di Studi Filosofici a Napoli, lo spettacolo Premio Ubu 2011 per la Miglior Regia, dopo oltre un anno di fortunata tournè arriva, attesissimo, al teatro Franco Parenti (fino al 13 maggio; il 10 ore 18.30 Mario Martone incontra il pubblico). Lo spazio prescelto è quello della sala grande del teatro, adattata secondo le esigenze scenografiche di Mimmo Paladino, dove, «in una sorta di forma assembleare - spiega Ippolita di Majo, dramaturg dello spettacolo, che insieme a Mario Martone ha adattato sedici delle ventiquattro operette del grande Leopardi, riannodando i dialoghi e mantenendo il senso di unità globale del testo originario - prenderanno vita gli dèi, gli spiriti e gli uomini che abitano la scena "arcana e stupenda", ma anche irresistibilmente comica delle Operette Morali». Scritte con uno sguardo lucido, sferzante, etico e laico, le Operette, vertiginose frammentazioni di differenti punti di vista e proiezioni oniriche dentro le stanze di casa Leopardi, dialettizzano sul senso della Vita e della Morte, la Scienza e la Natura, il libero arbitrio e il trascendente, la ricerca della felicità e il peso dell'infelicità, la Natura matrigna, la Vita che è dolore e noia.

«È il mio un Leopardi ironico, vivace, arguto e sorprendentemente contemporaneo e le Operette sono il più moderno testo teatrale dell'800, sospeso tra Pirandello e Beckett» dice il regista che - già con il film Noi Credevamo, continua il suo viaggio antiretorico nell'800 italiano e si appresta a dedicare al «poeta del dubbio» il suo prossimo film. In scena nove attori che danno voce e volto a quei dialoghi che dopo oltre un secolo svelano la loro natura teatrale.
Teatro Franco Parenti
Fino al 13 maggio

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