Massoneria, tutti i politici nell’inchiesta

In una conversazione si parla dell’idea di utilizzare alcune conoscenze del capo di gabinetto dell’ex ministro dell’Ambiente Matteoli

Massoneria, tutti i politici nell’inchiesta

Massimo Malpica

Una rete massonica «deviata», riconducibile a «logge “coperte”», con membri «affiliati “all’orecchio”», tra cui politici di varia stazza, imprenditori, alti ufficiali delle forze dell’ordine e militari, intercettati mentre parlano di «intrallazzi», «questioncelle», «pizzi» e «tangenti». Una serie di «strutture» segrete, che assumono «la connotazione di un gruppo ben organizzato in una compagine diffusa e operativa su tutto il territorio nazionale»: Livorno, Roma, Genova, la Calabria, Potenza, Lucca. Ovviamente in questa rete dedita a fare affari «di dubbia liceità» non mancano i politici eccellenti, nomi molto in vista, che anche se non indagati e non intercettati, vengono tirati in ballo nelle 318 pagine del decreto di perquisizione ordinato dal pm di Potenza Henry John Woodcock. Nel mirino ci finisce soprattutto l’Udc, la cui sede di Livorno, perquisita due giorni fa, secondo il magistrato napoletano dal nome inglese, ospiterebbe addirittura una loggia massonica. Anche se gli elementi «a carico» del partito di via Due Macelli non sono così univoci ed evidenti. D’altronde sono tanti e di «colori» diversi i politici eccellenti, citati nelle conversazioni tra indagati spiate dagli investigatori di Potenza. In una conversazione tra Giampiero Del Gamba (che Woodcock definisce «ex appartenente alla P2, tessera L863, accusato di aver minacciato per conto di Licio Gelli Flaminio Piccoli, che parlava di “congiura massonica”») e Valerio Bitetto (ex amministratore delegato dell’Enel), per esempio, i due parlano di come «cucinare» l’ex capo di gabinetto di Altero Matteoli all’Ambiente, Paolo Togni, intendendo come utilizzare le sue conoscenze nel ministero ora in mano ai verdi. Bitetto chiede «che rapporti ha con Enrico Letta», Del Gamba lo rassicura: «Qui ci sono dei rapporti qui da noi, eh? Con Letta, sì, sì!». E poi rilancia: «No, allora scusa, e con Prodi?». Bitetto frena: «Senti, ne parliamo quando ci vediamo». Ma Del Gamba insiste, accenna anche a Pier Ferdinando Casini: «Io c’ho il canale, uhm, non proprio direttissimo, non diretto, insomma, quello che ha fatto la trattativa del (ride)... è mio amico, eh? È uno di quelli che veniva nell’ufficio mio insieme a Pier Ferdinando, erano ragazzi». E Bitetto capisce: «Cioè è quello che mantiene in vita il governo, insomma». L’obiettivo, qui, secondo Woodcock, è di trovare un’«entratura» al ministero dell’Ambiente. E gli stessi interlocutori, in un’altra conversazione, tornano sull’argomento. Bitetto: «Senti, invece, siccome è ormai ufficioso il negoziato tra Casini e Prodi, allora in questo negoziato soprattutto penso che l’ostacolo che vogliono rimuovere è: sono stanchi di accettare il ricatto di Pecoraro Scanio che ha bloccato tutto... allora c’è un pacchetto di cose che secondo me finiranno al tavolo della trattativa. A me, per i nostri progetti, mi interesserebbe un appoggio». Appoggio che secondo Bitetto «c’è, messo al tavolo diretto di Palazzo Chigi». Chi è il misterioso contatto così ben inserito nel governo? Lo stesso che, a dar retta alla precedente chiacchierata tra i due, «tiene in piedi» l’esecutivo? È per caso quell’«uomo del Senato» che è in contatto con la presunta loggia tramite Emo Danesi, di cui si parla in un’intercettazione di novembre tra Del Gamba e un suo parente? Ma tornando agli «affari in corso» al ministero dell’Ambiente, Del Gamba e Bitetto parlano di «un pacchetto di infrastrutture», e il primo interviene: «Mi ha chiamato ieri Casini, ma ero in macchina e poi gli è entrata gente in stanza e non ha potuto proseguire il discorso, ma se non è oggi, è subito dopo le feste che mi richiama, perché dobbiamo metterci d’accordo su alcune cose che non funzionano all’interno del partito, capito? Per cui ho l’opportunità di vederlo, di incontrarlo, e poi dirglielo in maniera seria, concreta, ecco, capito?». Bitetto ricorda di aver conosciuto il leader centrista, Del Gamba conferma: «Gli ho detto “ho ritrovato un vecchio amico, che è l’ingegner Bitetto, dovresti ricordartelo perché ti trovai al ristorante insieme a lui”». Bitetto: «E lui?». Del Gamba: «Sì, sì, ha capito (...) e invece, ecco, da parte degli altri, Lorenzo Cesa eccetera, ti ricordano tutti. Hai lasciato un segno, eh?».
Un «segno» Bitetto l’ha lasciato, secondo Woodcock, anche nella vicenda del «tesoro nascosto» del figlio di don Vito Ciancimino, l’ex sindaco di Palermo organico a Cosa nostra. Il pm sottolinea infatti come nella società di Bitetto, la Tecnoplan, figurino Gianni Lapis e Giorgio Ghiron, il primo considerato dalla procura di Palermo prestanome di Massimo Ciancimino nella «Gas gasdotti», il secondo consulente del figlio di don Vito. Quanto a Del Gamba, Woodcock mette in evidenza «l’assiduità di contatti con Emo Danesi che - ricorda il pm - era iscritto alla loggia P2, arrestato nel ’96 nell’ambito dell’operazione che portò in carcere Lorenzo Necci e Pierfrancesco Pacini Battaglia». A incuriosire Woodcock un misterioso politico di cui si fa cenno in un’intercettazione («tra l’altro oggi qui mi portano un personaggio molto importante... da Roma, che viene a parlare e che poi serve, per esempio, è molto collegato con la Cina e quindi si potrebbe fare un discorso... ») e un altro importante esponente che avrebbe dovuto aiutare un generale dei carabinieri a conquistare «un prestigioso incarico presso il Viminale». Lo stesso alto ufficiale, intercettato, per il pm non fa mistero delle sue entrature capitoline: «Sto spingendo per il ministero dell’Interno, se mi riesce... ho trovato un senatore, siamo andati insieme a Palazzo Madama, ho preso un cappuccino, forse domani ci si rivede, io non gli ho detto un c. di quella questione... che qua a Roma si manovra meglio».

A convincere Woodcock che invece il partito in odore di grembiulini deviati sia l’Udc è il ruolo di Tiziana Giudicelli, funzionaria romana dei centristi, secondo il magistrato «affiliata “all’orecchio”» alla massoneria con la chiara finalità di «penetrazione da parte della loggia massonica di un partito politico in particolare».

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