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Mastella: "No ai processi in piazza"

Il Guardasigilli a New York per il Columbus Day fa il verso a Moro: "Se si vuole cambiare ci sono le elezioni". Sulle spese: "Il volo l'ho pagato io"

Mastella: "No ai processi in piazza"

Roma - «Non ci lasceremo processare sulle piazze», manda a dire Clemente Mastella da New York. Come Aldo Moro, ricordate?, in quel celebre discorso a difesa di Luigi Gui implicato nelle tangenti Lockheed, discorso che destinò il presidente della Dc al rapimento e alle pallottole delle Bierre. Moro parlava alla Camera nel 1977, in piedi e con tono solenne, guardava ai banchi del Pci con orgoglio rivendicando l’«innocenza» politica dello Scudo crociato. Mastella ieri parlava aprendo la parata del Columbus day, dai sedili in pelle di una Maserati bianca decappottabile, mentre schiere di italoamericani lo osannavano festanti. Vedi però, che il Guardasigilli non fa marcia indietro sull’allarme terrorismo e sul rischio di un ritorno agli Anni di Piombo? «New York mi piace, ma non verrò qui in esilio come qualcuno spera», ha insistito rifiutando il calice di Bettino Craxi mentre il cardinal Egan lo benediva con la moglie e la scorta sulla scalinata di San Patrizio, i supporter di Rudy Giuliani ad abbracciarlo come un fratello, fedeli di san Gennaro e santa Rosalia con gli occhi lucidi, e una pioggia di coriandoli oscurava il cielo della Quinta.

Oddio, in tanto bagno di folla è spuntato pure un piccolo gruppo di contestazione, sei o sette ragazzi italiani con gli ormai soliti cartelli «solidarietà a De Magistris» e «trasferiteci tutti» - da Manhattan, beati loro, a Guantanamo? - appartenenti a un sedicente Gruppo di sostegno a Beppe Grillo del Meet Up. Mastella s’è infuriato: «Ma come, avevano chiesto al consolato di incontrarmi, io ho detto sì, e invece del colloquio me li ritrovo sul marciapiede? Bella democrazia!»

Così li ha apostrofati senza troppi complimenti: «Pensavo foste in 50mila, invece siete 5 stronzi». Quelli non si sono arresi, volevano una sua dichiarazione, gli han chiesto di questa «vacanza» e lui: «Vi rispondo come Grillo nel suo blog». Sostanzialmente, un vaff...
Intanto da Roma giunge notizia che il Csm ha rinviato al 17 dicembre la decisione sul trasferimento dei due magistrati catanzaresi. Mastella non commenta, provvedono i suoi rimasti al ministero a esprimere «apprezzamento» per la decisione del parlamentino dei giudici, perché «altri atti» devono essere acquisiti sul caso De Magistris, e la decisione sarà «più serena» e lontana dai «furori della piazza». No, de minimis non curat praetor, Mastella sa del fragore suscitato col suo allarme e a questo risponde, sapendo che i due poli son spaccati tra quanti lo prendono sul serio (Roberto Villetti, Maurizio Gasparri, Iole Santelli), quanti lo deridono o lo invitano a non esagerare (Francesco Rutelli, Massimo Brutti, Paolo Cento), e chi come Lorenzo Cesa lo sollecita a «fare chiarezza in Parlamento». Il leader di Ceppaloni non ritratta e non s’arrende, pensa a Moro e si sfoga: «Nella mia vita non ho mai giocato in difesa, per questo ho sempre pagato di persona. Ho avuto la mia Pasqua fatta di morti e resurrezioni, io sono fatto così. Moro disse così e io lo ripeto: non ci lasceremo processare sulle piazze mediatiche o su qualsiasi piazza. Se uno vuole cambiamenti, ci sono le elezioni, contano solo quelle. Tutto il resto è noia, come dice la canzone».

Volete rovinar la festa all’ospite d’onore del Columbus day, lui che «venivo qui con mia moglie da giovane, lei è italoamericana», lui che «non immaginavo né sognavo questo momento», lui che «un momento al riparo dalle amarezze italiane»? Mastella rivendica che «la parata di Colombo a molti può sembrare un’americanata, ma nella chiave del rapporto tra Stati Uniti e Italia ha un ruolo molto significativo e importante», tant’è che lui è qui anche «come rappresentante» del governo e del Paese. Ma se volete incrinargli la «commozione», domandategli se pure stavolta è venuto con l’aereo di Stato. «Ho volato come Lindberg», para il colpo. Cioè? «Ho pagato io per i cazzi miei», sbotta finalmente, «8.800 euro per me e per Sandra».

In business, ovviamente.

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