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Mastella: Prof, fuori i nomi del tuo governo

Il segretario dell’Udeur avverte il leader dell’Unione: «Il programma non basta, deve prima rendere nota anche la squadra dell’esecutivo. Senza di noi perde»

nostro inviato a Telese (Benevento)
Prodi? «Stia attento, perché se continua a far finta di non sentire...». Berlusconi? «Meglio che faccia l’allenatore, o che arretri al centrocampo». I Ds e l’Unipol? «Ma sì, che prendano pure la Bnl, purché in nome della solidarietà abbassino poi i tassi d’interesse al Sud».
È un fuoco d’artificio il Clemente Mastella che all’ora del pranzo domenicale chiude la Festa del Campanile, sparando senza riserve sui suoi alleati e ancor più sul suo candidato premier, dopo aver «sciolto la riserva» per le primarie del centrosinistra. Come se qualcuno temesse davvero che non ci sarebbe stato pure lui, a contendere la palma se non al Professore almeno a Bertinotti per il secondo posto nella hit parade unionista.
Cinquantamila firme, ha raccolto. E sul palco, mentre un tenore locale intona il «vincerò» pucciniano, esibisce i testimonial che lo accompagneranno nella corsa intestina del centrosinistra: Luca Di Paola down travolgente e simpaticissimo, Anna Capone maestra in pensione che s’è laureata a 83 anni, Mimmo Srour ingegnere siriano che fa l’assessore regionale in Abruzzo.
E poi dite che Mastella non è attento ai diversi e non rischia, non ha fantasia?
Mastella, davvero vuol passare le firme per le primarie anche a Scalfarotto?
«Quelle che i miei hanno raccolto per me, non posso girarle. Ma ne raccogliamo di nuove per Scalfarotto, è vero. Lui mi ha pure telefonato, ringraziandomi. M’ha detto che è stupito, sono l’unico veramente democratico che ha incontrato nell’Unione».
Perché fa queste cose?
«Perché mi irrito quando sento che i Ds gli impediscono di raccogliere le firme alle feste dell’Unità. Bei democratici, che sono. Io non condivido una virgola di quanto dice Scalfarotto, ma vivrei come un’offesa la sua esclusione dalle primarie. Ricorderà che proprio qui alla festa di Telese, la Cgil venne a raccogliere le firme per un referendum al quale noi eravamo contrari».
Alla Margherita, con la quale dovrete infine correre insieme per la quota proporzionale, che cosa manda a dire?
«Che nessuno può pensare di prenderci gratis».
Ai Ds?
«Che non sono al 40% come la Dc. Dunque abbiano rispetto non solo di Bertinotti ma anche di noi che siamo il centro. Senza di noi, il centrosinistra perde irrimediabilmente».
Delle scalate e dei traffici intorno ai giornali, che cosa pensa?
«Sono storie che non mi toccano. A me non piace stare dietro i giornali, mi piace starci sopra. E ringrazio voi giornalisti quando mi date spazio».
L’ha convinta D’Alema, sull’Unipol?
«No. Resto convinto che è finito il tempo della collateralità, e i Ds devono farsene una ragione: non sono diversi, né migliori degli altri. Però se l’Unipol prende la Bnl, mi auguro che in nome della solidarietà e degli ideali progressisti, abbassino i tassi di interesse al Sud, che sono più alti di almeno tre punti».
Come finirà, per il suo amico Casini?
«Ci sarà un compromesso nel centrodestra. Quando Casini insiste a dire che con Berlusconi si perde, c’è poco da fare. Berlusconi può anche darsi 110 e lode, ma nessuno può laurearsi da solo. Trovandosi Casini che invece non gli da nemmeno 18, dove può andare? Berlusconi si intende di calcio, deve rendersi conto che ormai può fare il centrocampista o l’allenatore, ma il centravanti non può farlo più».
Perché Casini non s’accontenta dell’apertura sulla riforma della legge elettorale? Ora il Cavaliere auspica lo sbarramento al 10%, per ritorsione.
«Cosa vuoi che auspichi o minacci... Casini non s’accontenta perché sa che la riforma elettorale non passerebbe comunque, col voto segreto. E Berlusconi poi, gli direbbe: visto?, io volevo, ma che ci posso fare?».
Che lei e Casini torniate insieme, rompendo coi rispettivi poli, è da escludere?
«Mai dire mai. Che nell’opinione pubblica l’idea del centro abbia una grande suggestione è fuor di dubbio, la gente non si fida del centrodestra perché ha fallito, e del centrosinistra perché è inaffidabile per troppi temi, dalla politica estera all’eutanasia, dalla scuola alla politica per le famiglie. Sono i nostri apparati, che non sono ancora pronti a rompere. Ma se ci umiliano e ci penalizzano, se non ci rispettano come meritiamo...».
Ce l’ha con Prodi? Sembrava che aveste ricucito.
«In verità è da qualche giorno che non mi sento con Prodi. Sarà incavolato con me...».
Con tutto quel che continua a mandargli a dire. O no?
«Sa che penso? Che sono stato sin troppo tenero. Dunque dico a Prodi, e lo dico anche a Chiti e a tutti gli amici dell’Unione: la mia candidatura alle primarie non verte sui collegi, verte sul programma. Dicevano che non mi sarei candidato in cambio di seggi parlamentari, ora vedete tutti che non è così. Ma a Prodi dico che il programma non basta, deve rendere nota prima anche la squadra di governo».
Che cosa la infastidisce di Prodi?
«Tante cose. Sull’immagine, che tuoni contro i costi della politica e poi sfoderi un Tir alla 007 esagerato, poteva riservarlo per la campagna elettorale vera, non per le primarie».
E nella sostanza?
«Che non si pronuncia e non si schiera. Accetta lo zapaterismo di Bertinotti e l’eutanasia di Pannella? Noi non possiamo starci, sia chiaro. E ancora, che ne faremo dell’alleanza atlantica e con gli Usa? Che ne sarà della parità di trattamento tra la scuola pubblica e quella privata? Lo chiede laicamente un cattolico che ha studiato dai Fratelli delle scuole cristiane e ha mandato i figli alla scuola pubblica. Ma parli, Prodi.

E si convinca che senza di noi, senza il centro, perde».

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