Augusto Pozzoli
Conto alla rovescia per gli oltre 23mila studenti in cerca di un diploma nelle scuole di Milano e provincia: mercoledì mattina tutti in aula per la prima prova scritta, il tema di italiano.
Le commissioni esaminatrici sono già al lavoro per programmare criteri di accertamento della preparazione dei candidati e della loro valutazione, ma il clima di lavoro non è certo dei migliori perché, soprattutto per i presidenti, gli unici esaminatori esterni, quindi spesso costretti a trasferirsi lontano da casa, non si sa ancora se ci saranno i soldi per pagare la loro trasferta. In realtà alcuni giorni fa il governo ha approvato un decreto per finanziare gli esami di Stato, ma non si sa se i fondi basteranno a coprire almeno lemergenza. «È dal 2001 spiega Mario Dutto, direttore scolastico regionale che a Milano non arrivano fondi per pagare gli esami di Stato. Le scuole, almeno quelle statali, hanno finora rimediato al massimo utilizzando altre risorse finanziare, ma non tutti i conti sono stati saldati».
Secondo i dati del Csa (lex provveditorato) assommano a 21 milioni di euro gli arretrati che il ministero deve alla scuola milanese. I soldi messi ora a disposizione sarebbero non più di 80 milioni, quindi insufficienti per saldare i conti di ieri e di oggi. Una situazione che non lascia per nulla tranquilli i direttori amministrativi della scuole che devono far fronte alla richiesta di rimborso spese. «Stiamo a vedere che cosa succederà dice Innocente Pessina, dirigente scolastico del liceo Berchet in trasferta come presidente di commissione in una scuola di Luino . Certo non possiamo pagarci anche lalbergo per svolgere il nostro lavoro. Se il problema non si risolverà sono pronto a qualche gesto clamoroso». Il professor Pessina non dice «cosa», ma magari potrebbe anche dare forfait allultimo momento, creando un problema di non facile soluzione. Ma non è questa lunica insoddisfazione di chi dovrà esaminare i candidati. È lo stesso sistema desame che è messo sotto accusa. «Un rito assurdo continua nel suo sfogo il dirigente scolastico del Berchet . Da quando le commissioni desame sono formate in questo modo la maturità si riduce a una delle solite interrogazioni e al solito compito in classe: gli stessi insegnanti che valutano gli stessi loro studenti. Lo hanno già fatto per cinque anni, che cosa possono aggiungere ancora?». Ma questo fa parte di un dibattito destinato certo a tornare nelle sedi competenti. Intanto le prove, nonostante le incertezze finanziarie, dovrebbero avviarsi regolarmente.
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