Maturità, tra destra e sinistra preferisco Warhol

Un brano tratto da un vecchio libro del nostro editorialista è stato inserito tra i testi sottoposti agli studenti che ieri hanno svolto lo scritto di italiano. Ma l'intellettuale si ribella: "Argomento inquieto, io avrei scelto il re della pop art..."

Maturità, tra destra e sinistra preferisco Warhol

Sparse le tracce morbide sugli affannosi petti dei maturandi, è spuntata agli Esami di Stato una traccia ruvida su destra e sinistra. Una traccia coraggiosa, non c'è che dire, e veramente bipartisan, perché mette a confronto tesi diverse. Da immaturo di destra, mi accingo a svolgere questo tema. Premetto che non sono io ad aver scelto questa traccia ma è la traccia ad aver scelto me, citando un brano da un mio vecchio libro sul tema. Io avrei preferito la traccia sulle passioni o quella su Andy Warhol.
Dunque, ha senso ancora parlare di destra e di sinistra nel 2011? Ormai è un tema storico, mica politico. Da anni sostengo che sono nature morte, inabili al servizio, insomma categorie stanche e inacidite. Ma non solo. Sinistra e destra hanno armato e rivestito per decenni la stupidità, l'intolleranza, l'odio e le tribù. Sono due rigide corazze ideologiche che tolgono aria e duttilità alle idee, che sono invece fluttuanti e inquiete. Ci sono molte più cose in cielo, in terra e nell'anima nostra, della sinistra e della destra. Anche in politica ci sono tante posizioni irriducibili alla coppia, o che sconfinano ora nell'una, ora nell'altra. Né si può giudicare la qualità di un uomo, di un'opera, di un atto, dalla sua collocazione. Si è trattato poi di un bipolarismo zoppo e diseguale, perché dichiararsi di sinistra era più agevole, anche quando al governo non c'era la sinistra, mentre era quasi osceno dichiararsi di destra; c'era un implicito divieto, che vige ancora in ambiti civili, scolastici, accademici e culturali.
Insomma non era una bella coppia, sinistra e destra; forse è bene che sia finita. Vi invito a pensare che per la prima volta nella storia della nostra democrazia, dal 2008 non esistono in Parlamento formazioni che si definiscano esplicitamente di destra e neanche di sinistra. Pensare alla destra e alla sinistra significa pensare al secolo passato, vorrei dire al millennio che fu. Traccia storica, dunque, non politica.
Però poi ti guardi in giro e vedi che il dualismo è più feroce che mai, le collocazioni contano più di ieri, c'è odio e disprezzo assoluto per chi è sul versante opposto. Peggio che ai tempi di destra e sinistra, perché allora almeno combattevi l'errore ma salvavi l'errante, combattevi ideologicamente il rivale, oggi invece lo disprezzi umanamente. Poi ti accorgi che la sinistra esiste ancora in politica e in piazza, in tv e nell'editoria, al cinema e tra i comici, dappertutto. E non ne parliamo a scuola, cari professori con un occhio solo.
La politica è comunque fondata sull'alternanza e sull'antagonismo tra due schieramenti principali, più altri soggetti nel mezzo o ai lati. E una volta sbucciate la destra e la sinistra non è rimasto il frutto di un bipolarismo maturo, civile e concreto; ma, al contrario, è aumentato il livore fra i rivali, è peggiorata la qualità della politica, si è abbrutito il movente che avvicina alla politica. Perdute destra e sinistra, prevalgono i comitati d'affari, le sette manichee e le associazioni mafiose di potere e di cultura, i centrismi furbi e opportunisti, gli apparati tecnocratici e burocratici, il dominio della finanza. Insomma, senza destra e sinistra non va meglio. Allora che si fa, si torna indietro? Anche se lo volessimo non sarebbe possibile. Certo, continuiamo ancora a usare la definizione di destra e sinistra perché i danni e gli equivoci che crea il loro uso residuale sono minori rispetto ai danni e agli equivoci che produce l'assenza di definizioni. Cadute destra e sinistra resta però la ragione che le fece nascere: la necessità di disegnare la politica attraverso la competizione e il conflitto tra progetti diversi, l'esigenza di rappresentare interessi e valori, convinzioni e convenienze divergenti. Non si vive né di solo pane né di sole idee. Abbiamo bisogno di dare dignità alla politica e di intrecciare cultura e pratica, senza sacrificare nessuna delle due. E allora serve parlare di destra e di sinistra nella storia per far nascere le loro eredi in politica. Ben vengano allora le figlie di destra e di sinistra al tempo del web. Ma questa volta, care Cip e Ciop, o come diavolo vi chiamerete, prima di affrontarvi riconoscetevi reciprocamente, non consideratevi a vicenda criminali.
Post scriptum per fatto personale. Appena sono uscite le tracce, qualcuno ha criticato che citassero un mio testo. Ma come, uno di destra, che schifo. E poi, dopo Bobbio? Sacrilegio (a proposito, pubblicai un vasto carteggio con Bobbio su questo tema). Hanno però usato il peggiore degli argomenti, ritenendomi una specie di attore che interpreta il ruolo della destra pensante nei dibattiti televisivi e dunque inadatto al tema. Da anni mi sono ritirato da quel teatrino, che peraltro era un'attività marginale, come mi sono ritirato da tutte le giurie di premi letterari.

Scrivo libri su temi lontani da destra e sinistra, magari più adatti agli studenti e ai prof, come l'ultimo su Seneca. Ma lorsignori censori non lo sanno perché stanno sempre in tv o chiusi nella loro setta a recitare i riti voodoo antiberlusconiani.

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