L’armonica è lo strumento principe del blues, con la sua sensuale virulenza, o del folk, con le sue melodie semplici. Eppoi c’è la regina delle armoniche, quella cromatica, esaltata nel jazz da Toots Thielemans. A quest’ultima si affida Max De Aloe, definito da «Jazz Magazine» l’armonicista italiano più richiesto ed attivo, per trovare nuovi percorsi di contaminazione. Così De Aloe ha messo insieme il jazz e l’opera in dischi come Lirico incanto e Nessun canti: Puccini tra lirica e jazz, che eseguirà dal vivo domenica al Teatro di Verdura, per la rassegna MiTo.
Una nuova via all’armonica.
«Il mio maestro è Thielemans ma non voglio copiarlo, ogni artista deve seguire la sua strada per evitare l’omologazione. Sennò si rischia di passare la vita a ripetere Summertime».
Lontano dal blues e nel cuore del jazz.
«Nel blues si usa l’armonica diatonica e io non so neppure suonarla, è diversa, c’è molta più differenza che tra la chitarra classica e l’elettrica. Ho scelto l’armonica perché è uno strumento melodico».
E quindi ha scelto Puccini.
«Il jazz è il mio elemento naturale, però è anche uno splendido grimaldello con cui aprire tutte le porte. Partendo da qui ho provato ad eseguire l’opera con uno strumento popolare, perché la lirica è nata come forma espressiva popolare, e le arie di Puccini si adattano alla perfezione a queste esplorazioni. Bisogna mescolare le carte perchè il jazz oggi non è solo afroamericano; c’è una tradizione europea importante».
E lei ne fa parte.
«Ho collaborato con Gianni Basso, Franco Cerri, Gianni Coscia con cui ho imparato a memoria gli standard e con artisti aperti a tutti i linguaggi come Kurt Rosenwinkel e Don Friedman. Da lì è nato il mio amore per l’improvvisazione; la voglia di catturare l’attimo fuggente e trasformarlo in sinfonia».
Cioè?
«Non ho mai pensato a fare il virtuoso dell’armonica, non mi interessa fare numeri da circo».
E ora sperimenta con Bill Carrothers.
«È un pianista intimista e notturno, abbiamo fatto un disco intenso ispirandoci ai libri di Murakami Haruki».
La sua opera non sarà troppo intellettuale?
«Non bado alle etichette, anzi in futuro mi spingerò più in là, legando la musica e il teatro».
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