La maxi truffa dei palazzi vip di Torino

La maxi truffa dei palazzi vip di Torino

Torino sottosopra per un’indagine che ha scovato una maxi evasione fiscale, ha portato alla luce fatture false per 100 milioni di euro e si è conclusa con 14 arresti. Tra le persone finite in manette ci sono professionisti e manager noti in città, il direttore provinciale dell’Agenzia delle entrate e un commercialista già coinvolto nel crac Aiazzone. Nell’ambito dell’operazione del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Torino è stato inoltre sequestrato preventivamente il palazzo che ospita il Liceo Francese di corso Casale. L’immobile fa capo a uno dei principali indagati «e ha un valore di 10 milioni di euro», spiega il generale Giuseppe Gerli, comandante provinciale delle Fiamme gialle.
I 14 imprenditori e professionisti arrestati (13 sono in carcere), secondo gli inquirenti, gonfiavano il valore di ville e palazzi per intascare finanziamenti e mutui da banche e società di leasing. Le accuse sono di associazione per delinquere, di reati tributari e fallimentari commessi con compravendite artificiose di immobili. Il giro di fatturazioni false ammonta a 100 milioni di euro, mentre le società coinvolte sono 54, in Piemonte, Lombardia, Liguria, Lazio e Campania. Ci sono altre 19 indagati e sono state fatte 170 perquisizioni. Il procuratore Gian Carlo Caselli parla di «vasto e sofisticato fenomeno criminoso». Gerli aggiunge che «la frode si è realizzata attraverso un giro vorticoso di immobili, anche di pregio e alcuni in centro città, e attraverso l’iniezioni di più di 100 milioni di fatture false che hanno comportato l’indebito ottenimento di finanziamento da parte degli istituti di credito, evasione di redditi per più di 27 milioni di euro ed evasione dell’Iva per 15 milioni». Le compravendite con prezzi gonfiati hanno riguardato costruzioni di lusso, come le Ville Roddolo, complesso in stile liberty sulle colline di Moncalieri che ospita una casa di cura, il Palazzo Utet, sede dell’antica casa editrice, la sede storica della Fiat in corso Dante. È finito in manette anche il direttore provinciale dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Giacomo Maggiore, subito sospeso. Maggiore risponde di un caso di corruzione e non è coinvolto nell’indagine principale. La Gdf sospetta che abbia preso tangenti in cambio di agevolazioni da un imprenditore, Giuseppe Secondo Boero, anche lui arrestato. Suo un albergo ristorante di Leinì, vicino a Torino, frequentato da politici e calciatori. A capo della frode, fin dal 2002, ci sarebbero stati Guido Callegaro e Gabriele Belforte Claudio, noti immobiliarista e industriale torinesi.

Il loro sistema: compravano un immobile attraverso una società fittizia, che lo rivendeva a un prezzo altissimo a una società di Callegaro-Belforte, la quale otteneva un mutuo ancora superiore. Coinvolti infine tre commercialisti tra cui uno già implicato nel crac Aiazzone. Avrebbero fornito gli strumenti giuridici per le operazioni, ideando le architetture finanziarie.

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