Roma - Se a Catania è morto un poliziotto, la responsabilità è anche del ministro dell’Interno che ha concesso una deroga. «La legge consentiva questa possibilità e io stesso, sbagliando, ho firmato a dicembre un provvedimento che autorizzava i prefetti a derogare di volta in volta all’assenza dei requisiti, verificando caso per caso. Ciò non deve essere più possibile».
È quasi un mea culpa quello che ieri mattina il ministro degli Interni, Giuliano Amato, ha recitato dinanzi alla Camera nel corso dell’informativa sugli incidenti allo stadio di Catania che hanno determinato la morte dell’ispettore Raciti. Imponendo a sé stesso un «basta con l’apertura degli stadi in deroga!». Ma ad ascoltarlo erano in pochi, una settantina circa i deputati con Pier Ferdinando Casini, unico leader politico presente. Il titolare del Viminale, oltre a informare il Parlamento sullo stato delle indagini (34 persone arrestate) e a lodare il giovane funzionario di polizia («ha continuato a lavorare» nonostante fosse stato colpito), ha infatti denunciato le forti «pressioni» del mondo del calcio contro l’applicazione del decreto Pisanu.
I dati che Amato ha presentato non sono incoraggianti: il totale dei feriti nelle forze di polizia da settembre a oggi è salito a quota 228 dai 158 della scorsa stagione (erano stati 338 nel 2004-2005). La stretta predisposta dal suo predecessore aveva funzionato, ma la guardia della prevenzione è stata abbassata. Il numero degli arrestati è cresciuto da 118 a 136 e quello dei denunciati da 293 a 564. Ma non è stata solo Catania (su 24 incontri 10 con incidenti) a incidere sulla recrudescenza, analoghi episodi si sono verificati spesso a Napoli, Bergamo e Taranto.
Per questo motivo, il ministro ha chiesto il pieno appoggio del Parlamento sulle misure che il Consiglio dei ministri varerà oggi con un decreto legge ad hoc (stadi aperti solo se a norma, divieto di vendita in blocco dei biglietti alla tifoseria ospite, daspo preventivo (divieto di ingresso allo stadio) e arresto in flagranza differita a 48 ore). «Non vi è dubbio - ha detto - che dal mondo del calcio verrà una pressione affinché lo spettacolo continui. Abbiamo il dovere verso le forze dell’ordine e verso i nostri cittadini di resistere a queste pressioni». Una sollecitazione ripetuta alla Camera («È un’occasione che non dobbiamo perdere per cambiare») e al Senato («lo spettacolo non può continuare a questo prezzo»).
La voglia di un giro di vite, insomma, è forte. Testimoniata dalla solidarietà del capogruppo dell’Ulivo a Palazzo Madama, Anna Finocchiaro, a Beppe Pisanu. «Ricordo benissimo - ha sottolineato - la battaglia che l’ex ministro ha combattuto con quel testo e che noi abbiamo combattuto insieme a lui senza vincere: c’è stata la sconfitta perché la forza delle società calcistiche è tale da impedire che su di esse gravasse in parte il costo della sicurezza negli stadi». D’altronde, lo stesso esponente azzurro aveva indicato il percorso bipartisan da intraprendere. «Sono necessarie norme - ha affermato Pisanu - che costringano le società a investire. Hanno avuto un anno e mezzo di tempo e non lo hanno fatto». Il senatore di Forza Italia, nel corso del suo intervento, ha poi formulato altri suggerimenti: il blocco di tutti i biglietti omaggio e l’introduzione di aggravanti specifiche per la resistenza a pubblico ufficiale nel corso delle manifestazioni sportive. Non meno importante, secondo Pisanu, sarebbe la creazione di una fattispecie di reato associativo per i gruppi ultrà.
L’approvazione della linea Amato è stata pressoché unanime in entrambi i rami del Parlamento. Nel dibattito alla Camera, tuttavia, si sono manifestate due posizioni alternative. Graziella Mascia ha espresso la «contrarietà» del Prc alla flagranza differita invitando a «lasciare da parte il problema dell’addestramento delle forze dell’ordine».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.