«Quando sul volto di un bambino torna il sorriso provo una gioia immensa e la costante preoccupazione di aver fatto davvero il massimo che si potesse fare». È proprio questo l'obiettivo che la Ong «Emergenza sorrisi» insegue da sempre: fare tutto il possibile perché le malformazioni al volto che colpiscono milioni di bimbi in tutto il mondo lascino il posto alla gioia e alla serenità. Una missione che da 10 anni contagia anche il presidente Fabio Abenavoli, chirurgo sempre in viaggio fra Paesi più svantaggiati per aiutare i piccoli affetti da labbro leporino, palatoschisi, esiti di ustioni, traumi di guerra, cataratte e altre patologie invalidanti.
Ogni anno sono 165mila circa uno ogni tre minuti - i bimbi che vengono alla luce con queste malattie; negli ultimi dieci anni 4.400 piccoli pazienti sono guariti grazie all'impegno di questa organizzazione e dei 370 fra medici e infermieri volontari che lavorano in oltre 18 diverse nazioni. «Il numero dei bambini operati cresce di continuo racconta -, ma la nostra vera forza è che i medici dei Paesi nei quali lavoriamo diventando autonomi riescono a seguire sempre più casi. Abbiamo esempi eclatanti in Afghanistan dove ogni anno i nostri specialisti locali operano dai 1.500 ai duemila piccoli. La stessa cosa succede in Iraq». Adesso gli sforzi sono concentrati in Benin. «Attraverso il sostegno della Cei abbiamo ottenuto un supporto per la campagna di sensibilizzazione sulla prevenzione delle malformazioni del volto e delle infezioni, che ha interessato migliaia di donne e pazienti in tutto il Paese prosegue il presidente -. Grazie al sostegno finanziario della Chiesa Valdese, siamo riusciti anche a operare centinaia di bambini con labio-palatoschisi. Insomma una bellissima sinergia fra diverse visioni religiose, ma che insieme hanno davvero portato beneficio a migliaia di famiglie».
Enorme è anche il lavoro nei Paesi in guerra, nei quali molti adulti e bambini sono vittime di gravi ferite e ustioni. «In Siria, in Irak e in Pakistan ci capita sempre più spesso di organizzare e realizzare missioni chirurgiche proprio finalizzate a dare sollievo ai civili vittime di traumi bellici conferma -. Ricostruiamo volti devastati dalle bombe o da proiettili vaganti, giovani con ferite che non guariscono e pazienti con arti deformati».
Un impegno immenso che però non scoraggia questo chirurgo globetrotter, romano di 58 anni. «Ho iniziato circa 25 anni fa con la prima missione in un ospedale missionario, il Fatebenefratelli di Afagnan in Togo racconta Abenavoli -. Da allora non sono più riuscito a fermarmi. Le necessità sono incredibilmente numerose e seguendo una frase di Voltaire (ogni uomo è responsabile di tutto il bene che non ha fatto ndr) vorrei essere il meno possibile responsabile di questa grave mancanza». Ecco perché «Emergenza Sorrisi» non si ferma mai, neanche di fronte alle situazioni più difficili e rischiose. «Personalmente amo tutti i luoghi nei quali siamo andati va avanti il presidente -. Forse Kabul è stato il progetto più difficile. Quando anni fa ho iniziato a organizzare questo impegno tutti pensavano che fossi impazzito. Da allora la follia ha contagiato tutti i nostri volontari che oggi sono pronti ad andare ovunque, dall'Africa agli Stati con situazioni politiche a rischio. Dalla Libia alla Siria, fino all'Afghanistan. Ovunque arriviamo con lo stesso entusiasmo, consapevoli di quanto sia preziosa la nostra presenza».
Un impegno che continua nel tempo, proprio per dare continuità alla missione. «In tutti i Paesi dove lavoriamo abbiamo creato o è in fase di realizzazione la stessa organizzazione, in modo da proseguire la nostra azione dice ancora il presidente -. Abbiamo Emergenza Sorrisi Irak, Benin, Burkina Faso e molti altri luoghi. Realtà gestite da persone del posto. Questo ci consente di essere in qualche modo davvero presenti e di rivedere quasi tutti i pazienti che di missione in missione operiamo». Su ognuno di loro terribili malformazioni hanno lasciato il posto a un sorriso pieno di gioia e gratitudine. Un'emozione immensa per questi medici coraggiosi, che li ripaga di tutti i sacrifici. «La cosa più emozionante che possa accadere a me e ai nostri collaboratori è rivedere bambini operati anni prima che ci vengono incontro portati dai loro genitori per il controllo ricorda -. Appena ci vedono, ci osservano con molto sospetto perché ci associano al dolore, agli interventi. Così cercano di scappare. Vederli però completamente trasformati e guariti ci rigenera e ci fa sopportare tutte le fatiche e i disagi che in ogni missione affrontiamo. Una volta un papà mi ha portato la foto del suo bambino, che avevo operato tre anni prima per una forma molto grave di labbro leporino. Nell'immagine stava giocando insieme ad alcuni coetanei. È stata un'emozione incredibile vederlo felice e sereno. È proprio questa la nostra missione più importante: garantire la normalità ai bambini che operiamo».
Naturalmente i progetti non finiscono qui. La ong è infatti già al lavoro per entrare in un'altra realtà. «Stiamo lavorando per andare in Somalia. L'organizzazione richiede mesi perché occorre operare in sinergia con le autorità sanitarie e politiche locali spiega -. Il mio primo impegno è sempre quello di creare le condizioni per essere considerati ospiti graditi, rispettosi delle usanze e dei costumi locali e delle esigenze dei colleghi che incontriamo».
Tutto questo è possibile anche grazie alla generosità degli italiani, che non si ferma neanche di fronte alla crisi economica. «I nostri connazionali sono sempre molto disponibili, ma quando si raccolgono fondi è fondamentale la trasparenza. L'inganno delle cifre e lo spreco delle risorse sarebbero una colpa inaccettabile avverte il presidente -. Ogni euro che riceviamo viene usato bene, per aiutare davvero chi si trova in difficoltà.
Proprio adesso stiamo portando avanti una campagna di raccolta fondi attraverso l'sms solidale (numero 45584) che speriamo possa portare buoni frutti e consentirci di operare tanti altri bambini».Intanto c'è un sogno, per il momento chiuso nel cassetto: «Creare un centro medico specialistico dedicato al trattamento del labbro leporino e palatoschisi a Nassirya».
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