MEHTA bacchetta da MiTo Apre la Settima di Mahler

Mito, finalmente si parte. Alla Scala questa sera dirige Zubin Mehta. Una bacchetta importante che affascina anche per il suo essere e sentirsi indiano (il maestro è nato a Bombay 70 anni fa) ma aver frequentato sin da bambino-figlio d'arte (il padre era Mehli Mehta, direttore, fondatore della Bombay Symphony Orchestra, spalla a Manchester al tempo di John Barbirolli) la tradizione occidentale.
Mehta è uno che seduce per la sensibilità e commuove per l'antica sapienza. Un direttore forgiato ai venti delle mecche mitteleuropee che adesso tiene strette nel cuore soprattutto tre città: Firenze dove da più di vent'anni è direttore principale del Maggio, Monaco di Baviera dove dirige tanto la Bayerische Staatsoper che la Beyerische Orchester e Tel Aviv. Il legame con la Isreal Philharmonic, l'orchestra del duplice debutto di MiTo, è fortissimo. Un sodalizio iniziato quando era ragazzo e sempre solidamente coltivato. Anche nei momenti più insidiosi, o durante le guerre, con sentimento di stima e condivisione pure politica che non ha mancato di meritargli il premio per la Pace e la Tolleranza delle Nazioni Unite dalle mani di Lea Rabin. Con la Israel Mehta ha diretto più di 2000 concerti nei 5 continenti ma sempre, diremmo sempre di più, con la sua India nel cuore: il sitarista Ravi Shankar (anche ospite della New York Philharmonic), il tablista Zakir Hussein, la Mehli Mehta Foundation per i giovani musicisti indiani.
Quanto alla Israel Philharmonic Orchestra la compagine è fondata nel 1936 dal violinista ebreo-polacco Bronislaw Huberman che mette assieme i solisti delle più grandi orchestre tedesche e dell'Europa dell'est rimasti disoccupati a causa dell'ascesa del nazismo. All'inzio «l'orchestra dei solisti» si chiamava «Palestine Orchestra». Tenne il concerto inaugurale nel dicembre del '36 sotto la direzione di Arturo Toscanini. Dopo 1948, anno della fondazione dello Stato di Israele, assunse la denominazione di Israel Philharmonic Orchestra. Ma «l'orchestra degli ebrei» cambiò solo il nome, senza perdere per questo l'ineguagliabile eredità cromosomica. Mehta ne è oggi l'amatissimo direttore a vita.
Gesto preciso, tempi ortodossi e cuore vivo il direttore è artista di formazione granitica e indole scrupolosa. Di quelle che aspettano decenni prima di affrontare la Nona, o non dormono la notte pensando all'attacco del IV di Brahms. Alla sua sapienza, alla sua interiorizzazione, alle sue lacerate introversioni è affidata la Settima di Mahler. Una sinfonia articolata, imprevedibile, pregnante. Che si consuma rapinosa e mutevole tra ritmo di marcia funebre dell'inizio che strania con quella voce del corno tenore e i richiami di fanfara bandistica che chiudono.

In mezzo guizzi lividi e intimismo, luce e ombrose morbidezze, campanacci montani e preziosità timbriche che fanno cantare il violino ma non dimenticano fuori dalla porta il singolare impasto timbrico arpa-chitarra-mandolino.
Zubin Mehta e la Israel Philharmonic Orchestra
questa sera ore 21
teatro alla Scala
Biglietteria all’Urban Center 02-36508343

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