Mensopoli Ds: condanne per 4 anni e 10 mesi

Mensopoli Ds: condanne per 4 anni e 10 mesi

(...) di Genova Stefano Francesca. Casagrande e Francesca erano accusati di corruzione e gli altri due anche di turbativa d’asta. Per tutti è stato dichiarato il non luogo a procedersi perché il fatto non sussiste in relazione all’accusa di associazione per delinquere.
Per quanto riguarda il filone savonese, dove sono coinvolti Alfonso Di Donato, ex direttore amministrativo della Asl e la funzionaria Antonella Calò, il gup Marina Orsini ha disposto il trasferimento degli atti al tribunale di Savona. «Una sentenza che stupisce, perché manca l’oggetto materiale del reato. Non appena avremo le motivazioni ricorreremo in appello», ha precisato l’avvocato Giuseppe Maria Gallo, che, con il professor Franco Coppi, assiste Profiti nel processo. In particolare, spiega il legale, «la decisione del Gup sorprende perché, come sostenuto dalla difesa in aula, manca il presupposto del reato». Insomma, sottolinea l’avvocato Gallo, «fa riflettere una condanna per turbativa d’asta, non solo non è stata celebrata la gara d’appalto cui si riferisce il capo d’imputazione, ma non era stato nemmeno stato indetto il bando di gara». Il legale ricorda anche che già nel 2009 la Cassazione penale si era espressa in questa direzione: «Ai sensi di questo orientamento - osserva Gallo - senza bando e senza gara non ci può essere reato. Il giudice che ha condannato Profiti ha superato questo presupposto, e non sappiamo come. Vedremo le motivazioni. Ma siamo già pronti a presentare appello».
Peraltro, sottolinea l’avvocato Gallo, «non solo in termini di diritto, ma anche in termini di fatto» la sentenza è appellabile. In particolare, «gli elementi che il pm ritiene e che il giudice ha accolto non sono presenti tra le carte processuali: le intercettazioni infatti non dicono quello che il pubblico ministero ha sostenuto e che il Gup ha avvalorato». Di diverso parere, è ovvio, il pubblico ministero. «Sono soddisfatto perché è stato riconosciuto l’impianto accusatorio sia per le problematiche corruttive sia per la turbativa d’asta». È il commento del pm Francesco Pinto, dopo la lettura delle sentenze di condanna, a margine delle udienze davanti al gup Marina Orsini. «Ritengo - ha aggiunto Pinto - che le indagini della Guardia di finanza con molto dispendio di energie non erano campate in aria».
Per quanto riguarda l’accusa di associazione per delinquere, per la quale il giudice ha dichiarato il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste per tutti e quattro gli imputati che hanno patteggiato, il pm ha sottolineato che lui stesso aveva chiesto il proscioglimento. «Si trattava - ha detto - di un comitato di malaffare che è stato sventato prima che potesse diventare un’associazione».

Intanto il gip Marina Orsini ha rinviato a giudizio Gino Mamone, titolare della società di demolizioni e bonifiche Eco.Ge, e Paolo Striano (ex assessore comunale della Margherita) accusati di corruzione nell’ambito dell’inchiesta sulla compravendita dell’area dell’ex oleificio Gaslini. Il processo è fissato al 6 ottobre.

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