Emanuela Fontana
da Roma
Fuori dal coro dei presidenti di regioni del centrosinistra indignati, la governatrice del Piemonte, Mercedes Bresso, era stata lunica a difendere il segretario dei Ds Piero Fassino: ha ragione a denunciare gli sperperi delle Regioni dellUlivo, ha sostanzialmente detto la Bresso, «servono sobrietà e rigore nella gestione degli enti locali, quello che negli altri Paesi è la norma». Mentre Antonio Bassolino chiamava il suo segretario per chiedere spiegazioni e Ottaviano Del Turco (Abruzzo) si indignava, Mercedes Bresso applaudiva il documento con cui la dirigenza dei Ds ha bacchettato i propri presidenti.
La stella del Piemonte in effetti brilla nel firmamento delle Regioni del centrosinistra perché ha limitato il numero delle commissioni. Ma la governatrice, nella sua lode al rigore morale di Fassino, ha omesso un particolare: la regione Piemonte sta pagando 14 assessori «fuori quota», ossia non consiglieri. Quattordici stipendi in più, quattordici computer in più, quattordici segretarie in più. Il motivo: nonostante detesti il termine «governatrice», la presidentessa piemontese ha agito da vera leader. Ha nominato cioè ben nove assessori esterni al consiglio, quindi non eletti alle regionali, mentre ha imposto agli altri cinque le dimissioni. I dimissionari sono stati sostituiti già il 16 maggio da altrettanti consiglieri.
Il risultato è questo: se un consigliere viene nominato assessore, percepisce lo stesso stipendio che avrebbe ricevuto nel parlamentino, ma maggiorato del 10%. Lassessore «esterno», invece, riceve la sua regolare busta paga. Il guadagno lordo di ogni assessore della giunta Bresso è di 15.532,87 euro. Si parte con lindennità generica: 10.569,17 euro. In più la busta paga prevede lindennità da assessore, che sono altri 2.486,87 euro, otto gettoni di presenza a forfait (976,56) e un rimborso chilometrico sempre forfettizzato (1500,27 euro). Ogni presenza in più oltre gli otto gettoni viene pagata a parte, come esterna a queste cifre è la spesa rimborsata del tragitto da casa alla sede di lavoro. Il costo mensile dei 14 assessori «ex novo» è dunque di 217.460,18 euro, oltre due milioni e mezzo di euro lanno, 13.047.610,8 nel quinquennio. «Qui le commissioni non sono state aumentate come in Puglia - spiega il consigliere di An Gian Luca Vignale - ma si è creata una spesa di oltre 13 milioni di euro in cinque anni, con un potere maggiore del presidente perché ha garanzia di nomina e di sfiducia assoluta sugli assessori non essendo consiglieri. Ci sono stati anche dei malumori interni. Il più votato dei Ds, il consigliere Placido, si è rifiutato di dimettersi da consigliere, condizione necessaria per fare lassessore».
Ma lo «sdoppiamento» assessore-consigliere ha imposto anche altre spese collaterali. Per esempio al capitolo assistenti: se un consigliere diventa assessore si insedia nel nuovo ufficio con la segretaria o il segretario che gli era stato assegnato nel parlamentino. Essendo gli assessori esterni, anche in questo caso tutto si raddoppia. Come le dotazioni per il computer, passate da 63 (il numero dei consiglieri) a 78.
Le «surrogazioni» (sostituzioni) dei cinque assessori che appartenevano al consiglio con cinque nuovi consiglieri è avvenuta con 5 delibere il 16 maggio. Lassessore ai Trasporti ed ex consigliere Daniele Borioli (Ds) è stato quindi rimpiazzato da Piergiorgio Comella. Lassessore alla Sanità Mario Valpreda (Rifondazione) è stato sostituto da Gian Piero Clement, il responsabile dellAgricoltura (Margherita) Mino Taricco da Mariano Rabino, lassessore alla Cultura Gianni Oliva (Ds) da Marco Bellion e infine lassessore Giuliana Manica (Ds, al Turismo) da Sergio Cavallaro. Gli altri nove sono stati tutti «assunti» dallesterno.
Lo stesso procedimento potrebbe essere trasmesso ai segretari: il 7 giugno è stato presentato dalla giunta un disegno di legge regionale sulle «segreterie particolari».
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