Venezia - Il conto, neanche tanto salato, viene presentato a stretto giro di posta. Maria Teresa Gobbi, dirigente scolastico dell’Istituto tecnico aziendale «Antonio Pacinotti» di Mestre, è stata trasferita all’Ipsia «Mons. V. D’Alessi» di Portogruaro. Non c’è conferma ufficiale che si tratti di una punizione, neanche dalla direttrice dell’Ufficio scolastico regionale, Carmela Palumbo, ma se nei normali ambienti di lavoro un trasferimento è considerato normale, nella galassia del pubblico impiego è invece visto come una condanna severissima. Se poi la comunicazione arriva poco dopo l’ispezione disposta dal medesimo Ufficio, il trasferimento ha il sapore di una sentenza inappellabile.
La «colpa» della Gobbi? Spreco dei soldi del contribuente, visto che al «Pacinotti», durante il suo periodo di reggenza, c’è stata una classe che per mesi è andata avanti felicemente con undici professori (dieci di ruolo e un supplente) e zero, dicasi zero, studenti. E che facevano i docenti al posto di far lezione? Difficile da stabilire, di sicuro percepivano lo stipendio. Di qui lo spreco, di qui l’ispezione, (a seguito di denuncia giornalistica), di qui la condanna, mite, affissa nella bacheca del pubblico ludibrio alla voce «trasferita».
La storia di ordinaria follia burocratica comincia a dipanare i suoi assurdi capitoli alla fine di febbraio. Al «Pacinotti», oltre alle normali lezioni diurne, esiste una sezione serale riservata agli studenti lavoratori. Mica facile studiare e lavorare, ma all’inizio dell’anno scolastico 2007-2008 si iscrivono in 18. La retta annuale è di cento euro ciascuno, un investimento che si può fare anche se c’è il rischio di perderlo, o per stanchezza o per bocciatura finale. Questi studenti fanno lo stesso programma del diurno, con la differenza che le cinque ore di lezione devono essere frequentate dopo otto ore di lavoro, una faticaccia. Il team di professori, invece, è composto in parte dagli stessi che insegnano di giorno e che riempiono la sera i buchi dell’orario.
Succede che i 18 studenti iniziali si riducono con l’avanzare della cattiva stagione. È normale, chi ha insegnato o frequentato lezioni alle scuole serali lo sa: è impossibile che la truppa arrivi compatta al diploma, e nemmeno alla fine di un singolo corso. Ma lo stato deve comunque garantire il servizio ai valorosi elementi che, impegnandosi al massimo, proseguono i corsi. Il problema è che alla 1ª A serale del «Pacinotti» le defezioni diventano una valanga. Fino al «fattaccio» di fine febbraio, quando della classe rimangono solamente i muri. Sì, abbandono completo, nessun studente si presenta più, bandiera bianca.
Che fare? Nulla. I professori devono stare lì, vigili, non sia mai che qualche alunno ci ripensi e, magari, abbandoni il lavoro pur di tornare in quella classe deserta. Di più, c’è il caso di una professoressa entrata in maternità che viene regolarmente sostituita da un supplente. Per fare che, non è dato sapere.
A scandalo esploso, la prof Gobbi ha cercato di spiegare e di declinare ogni responsabilità. «Ci sono persone preposte che non mi hanno informato - aveva detto a maggio -. E in ogni caso non è vero che tutti gli alunni della classe non si siano presentati. È successo solo nell’ultima parte dell’anno scolastico. E poi i docenti non sono rimasti con le mani in mano, hanno ricevuto altri incarichi».
I risultati dell’ispezione ordinata dall’Ufficio scolastico regionale non sono stati resi noti, ma dal trasferimento (non richiesto) della dirigente scolastica si deduce che questi non meglio identificati altri incarichi non siano serviti a giustificare
lo stipendio erogato dal contribuente. E se partirà una segnalazione alla Corte dei conti, non è da escludere che di quegli stipendi venga chiesto il rimborso a chi avrebbe dovuto provvedere alla sospensione del servizio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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