Cè un solo modo di sentire la sua voce: ascoltarlo cantare. Sì, perché Paolo Conte, astigiano verace che ha saputo incantare il pubblico americano come pochi altri musicisti italiani hanno saputo fare, che per i francesi è un mito, e per noi è la bandiera di un certo modo di essere artisti senza compromessi, non ama le chiacchiere. Non le cerca sul palcoscenico, dove non si concede al pubblico oltre il dono totale della sua musica. Le sfugge nellintervista che viene concessa a patto di domande e risposte scritte. Stringatissime. Quasi monosillabi. Concediamoglielo. Conte, artista a tutto tondo, è uno dei più straordinari personaggi della musica dautore. Ha creato anche un musical suo, dal titolo Razmataz, del quale ha progettato tutti i dettagli, compresi i costumi: una serie di bozzetti e disegni di straordinaria efficacia, che dimostrano il raro eclettismo di Conte e delineano con precisione il percorso dell'opera. Conte, la cui più famosa canzone resta «Via con me», ma che ha scritto, tra le altre, anche le musiche di «Azzurro» cantata da Celentano, «Insieme a te non ci sto più» di Caterina Caselli, sarà a Genova, al Teatro Carlo Felice domani sera alle 21.
Grandi teatri, piccoli club, i suoi concerti sono sempre un evento. Comè costruito questo appuntamento al Carlo Felice?
«Presento un repertorio di brani vecchi e nuovi, con eccellenti accompagnatori polistrumentisti».
Lei continua a stregare il pubblico internazionale cantando comunque in italiano. Eppure i suoi testi sono carichi di significato...
«È un rammarico che allestero non conoscano anche le mie parole. Pazienza...».
Come nascono le sue canzoni? Cè prima un impulso musicale o lesigenza di comunicare un contenuto?
«Nasce sempre prima la composizione musicale».
Quanto conta la sperimentazione a questo punto della sua carriera?
«Mi interessa, ma sono obbligato alla prudenza. È difficile scardinare il pubblico dalle vecchie abitudini».
Sono molti i cantautori che attraverso la musica veicolano contenuti politici. Cosa cè di politico nelle sue canzoni?
«Non cè politica... forse storia, forse civiltà».
Cosa pensa dei talent show?
«Non li conosco».
Che musica ascolta Paolo Conte?
«Classica, ma anche jazz arcaico».
Che film guarda?
«Film affittati. E in tv guardo lo sport e le televendite darte».
Una parola sul pubblico genovese.
«Affezionato».
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