"Mi sono ispirata alla mamma per recitare con mio marito"

L’attrice Micaela Ramazzotti è protagonista de "La prima cosa bella" di Paolo Virzì: "La mia sfida con la Sandrelli? Le copio i sandrellismi"

"Mi sono ispirata alla mamma per recitare con mio marito"

A febbraio sarà madre due volte Micaela Ramazzotti, nell’anno nuovo con il primo figlio e con La prima cosa bella, film drammatico di Paolo Virzì (anche suo marito e padre del nascituro), dove lei sarà Anna, una mamma livornese bella, frivola e imbarazzante. Una che caracolla sui tacchi e va in deliquio davanti a Dino Risi (interpretato dal figlio Marco). E mentre il pancione aumenta e lei fa tenerezza, gli occhi scintillanti e l’andatura prudente delle gestanti al sesto mese, il cinema italiano si china sul presepe familiare: il 15 gennaio (stesso giorno in cui esce Avatar) apre le danze questa produzione Medusa e Motorino Amaranto, «che fa venire i lucciconi», dice Virzì, non casualmente circondato dalla sua abituale famiglia di attori (Valerio Mastandrea, Stefania Sandrelli e Claudia Pandolfi, testata dieci anni fa in Ovosodo).

Poi seguiranno, in una farandola di baci, lacrime e carezze, Baciami ancora, commedia sentimentale di Gabriele Muccino; Il figlio più piccolo di Avati, centrato sul rapporto padre-figlio, Io, loro e Lara di Verdone, La donna della mia vita di Luca Lucini, commedia sugli equilibri familiari, Genitori e figli. Istruzioni per l’uso di Giovanni Veronesi, titolo fin troppo eloquente. Un’overdose di padri, madri, fratelli e sorelle, insomma, da mandarti in coma sentimentale. C’è di che riflettere sul ritorno d’un tema intimo e popolare, qual è la propria radice affettiva, insieme a Micaela.

Che ha sempre dichiarato di amare la sua famiglia d’origine, «dove ci si vuol bene, come pipistrelli appiccicati». E che adesso, dopo il successo di critica e di pubblico riscosso con Questioni di cuore di Francesca Archibugi, affronta una doppia prova. Diventare genitori non è uno scherzo, ma neanche far fare bella figura al regista-marito, che narra i propri affetti attraverso di te, è roba da poco.

Che cosa vuol dire essere dirette da un regista che è anche suo marito?
«Dare di più. La prima cosa bella l’ho visto concepire: eravamo in vacanza e Paolo scriveva il film, raccontandomelo con slancio. Ogni tanto, in casa, lo spiavo... Mi sentivo coinvolta. Stare sul set con lui? Mi piace, perché ha una grande magia di coinvolgimento. Ipnotizza gli attori, come uno sciamano. E con me è sempre esigente, ma sereno. Sotto sotto - secondo me - è terrorizzato che io gli faccia fare brutta figura».

Nel film è Anna, giovane mamma col pallino del cinema, nella Livorno tra i Settanta e gli Ottanta. Quanto c’è di autobiografico, qui, e di che ruolo si tratta?
«Autobiografico? Non in senso stretto, ma Virzì attinge al suo vissuto. C'è la sua Livorno, c’è il papà brigadiere, severo in famiglia. C'è Miss Pancaldi,ovvero “la mamma più bella” eletta nell’estate del 1971. Ci sono frammenti di storia personale, ma reinterpretati. La mia Anna è una madre esuberante, per certi versi un’eroina un po’ mattocchia. Una madre disponibile, la cui generosità mette in ambasce il primogenito Bruno. È una mamma talmente generosa che la credono una poco di buono».

A chi si è ispirata, per calarsi nel ruolo?
«Alla mia mamma. Una madre romana, così popolare da risultare aristocratica. Una donna bellissima e “tedesca”: se non fosse per la sua calata dialettale, la scambierebbero per nordica. Mi sono ispirata a lei per i valori che m’ha trasmesso».

Il dialetto è in auge non solo al cinema. Come se l'è cavata, lei, «romana de Roma», col dialetto labronico?
«Se in Tutta la vita davanti andavo a ruota libera, col mio slang romanesco, qui ho preso lezioni da Paolo, che mi urlava dietro : «“Babbo” con una “b” dolce!». Ogni tanto m’usciva fuori il romanesco popolare, poi mi sono studiata la Sandrelli di Io la conoscevo bene e ho preso la sua cadenza. Adoro la Sandrelli e i “sandrellismi”».

I «sandrellismi»?
«Sì, quel modo di alzare il mento. Certe mossette frivole, che ho ripreso nel mio personaggio. Io interpreto Anna da giovane, mentre Stefania riprende il personaggio da anziana. Bella sfida, confrontarsi con un mito come lei. Appena l’ho vista, mi sono detta che dovevo assolutamente uscirci a cena!».

Che cos’è per lei la famiglia?
«Un punto di riferimento. Due anni fa si giravano più film sulla società e ora si torna alla famiglia».

Che tipo di madre vorrà essere per il suo primogenito?
«Una mamma istintiva. Come la mia. Adesso ho proprio voglia di vederlo, mio figlio. Abita dentro di me ed è tranquillo, ma quando intorno c’è caos, dà i calcetti.

Ogni giorno io e Paolo pensiamo a un nome nuovo... Ho avuto esperienza di maternità, recitando con Giacomo Bibbioni, magnifico attore di dieci anni e con Aurora Frasca, una bellissima bimba di sette anni. Con loro mi son fatta tante piacevoli cantatine».

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